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New York, viaggio dentro il film (con la tempesta del secolo)

A Roma ho abitato per 4 anni in un appartamento condiviso con altre 4 ragazze: la nostra piccola repubblica indipendente si chiamava CasaDaVinci, e servirebbe un blog intero per raccontare la vita tra quelle mura, le vite di 5 giovani donne che cercavano di crescere affrontando la quotidianità della Capitale, tra amori vecchi e lontani, nuovi amori, amici, lavori e carriere, viaggi… e cibo, che quello non mancava mai, componente fondamentale della nostra repubblica, insieme alle chiacchiere! 3 anni bellissimi, intensi, di amicizie profonde, quelle che sopravvivono anche quando te ne vai oltre oceano.

Mela è stata la più piccola di casa, per un bel po’. E’ appena tornata da New York, e ha accettato di regalare a FlipThroughTheWorld il suo racconto e le sue riflessioni sulla Grande Mela. Mi fa ridere il gioco di parole, la piccola Mela nella grande Mela, sono un po’ scema, perdono 🙂

Il suo racconto mi ha riportata indietro nel tempoo, all’emozione di un Capodanno di qualche anno fa, quando aprii la finestra e il mondo si era tinto di bianco…e ci godemmo una glaciale ma bianca New York. Leggete, e ditemi se non vi sembra di esserci pure voi, in mezzo alla tempesta del secolo.
E se non vi sentite anche voi un po’ piu’ migranti, dopo le sue parole. Grazie Mela, hai ragione,  “un viaggio dentro il film vada fatto almeno una volta nella vita, per ritrovarcisi un pò e capire da dove veniamo per poi decidere dove vogliamo andare.”

(qui altri post su NY)

PS: la seconda foto è a mio parere meravigliosa!

***

Dall’Italia circa 10 ore di volo senza scali. Prima di partire è il mio unico problema. Perché non ho mai fatto un viaggio transoceanico..e per di più da sola. Eppure, le miriade di righe che ho letto su quanti europei hanno fatto il mio stesso viaggio, con ben altri mezzi e in ben altre condizioni, avrebbero dovuto stemperare la più grande paura dell’uomo – ma soprattutto della donna – occidentale: la noia!

Un kindle pieno di libri, una rivista leggera, musica, acqua, cibo..what else? Molto si parla di viaggi in questo periodo, di gente che scappa, in generale, dalle guerre, dalla fame,in ogni caso in cerca di una vita migliore. L’ America vista dall’Europa forse è meno di un tempo la terra promessa. Oggi è la vecchia Europa la terra promessa per qualcun altro. Eppure come al solito abbiamo la memoria corta e manchiamo di rispetto non solo a chi oggi è costretto a spostarsi per salvarsi la pelle, ma anche a tutti quelli che li hanno preceduti e non parlavano arabo, afgano o un dialetto africano a noi ignoto, ma irlandese, francese, italiano. L’ America da Roma mi fa questo effetto.

Poi eccomi finalmente arrivata – ovviamente indenne – a NY. E’ Gennaio eppure quest’anno non c’è stata la grande neve natalizia newyorkese, quella che dirompente ci assaliva e ci ha fatto sognare dai divani di casa. Ebbene, prima che le mie scarpe possano toccare suolo americano mi fanno penare: una fila infinita per il controllo passaporti, questionari assurdi (porti con te agricoltural items??? Ma ti pare, my friend!?), impronte, domande trabocchetto.. mentre tv attaccate un pò ovunque in aeroporto passano le news in maniera compulsiva e un video che dà il benvenuto in America in 8 lingue (tranne la mia..) gira in un loop snervante per raccomandarti di concentrarti sul controllo passaporti. Ma è il video delle news ad attirare la mia attenzione: è in arrivo una tempesta di quelle che si ricorderanno.. voli cancellati, città che si preparano allo stato di emergenza!!

Quando sei in vacanza il tuo stato d’animo non ti permette di angosciarti, così, saputo che la mia metà sarebbe riuscita a raggiungermi, non mi sono preoccupata della tempesta in arrivo. Anzi ho pensato che gli americani fossero i soliti allarmisti. Del resto, finalmente uscita dall’aeroporto, NY mi sembrava una grande città come tutte le altre capitali.

Ecco qualcosa di NY non mi convinceva la prima sera – ghiacciata – che mi aggiravo per il Meatpacking District. E a un certo punto, di fronte al Caramel Cup Cake burroso di Magnolia Bakery, ho realizzato cosa fosse: era come esserci già stata! NY è una metropoli, ma anche Roma, Londra, Parigi lo sono. C e’ il trenino che ti porta dall’aeroporto alla metro, facile. C’è la metro.. che in effetti ha una piantina che non entra in un foglio A4..pero’ fin li’ e’ qualcosa di abbastanza noto. Girare per strada e incontrare così tanti tratti somatici diversi forse non è più appannaggio della Grande Mela. Anche questa è la globalizzazione, penso. Ma non è solo questo.. L ‘essere cresciuta negli anni 90 ha fatto di questi grattacieli, di queste strade coi venditori di hot dog, delle sirene delle auto di NYPD, dei caffè coi mug e i cup cake, ricordi d’infanzia: questa città mi sembra familiare.

E certo! Quante volte ho percorso Perry Str. con Carrie, su quei tacchi 12 e magari sotto la pioggia! Ora che ci cammino è come passare in un posto noto, non è come non ci fossi mai stata! Mi sa che è così NY: non ho sentito il ciak.. ma e’ evidente che siamo entrati nel film! E ora .. si gira! Anche se a Roma sono le 2 di notte ed io mi sono svegliata alle 6 stamattina (cioè ieri!) sono pronta per assaggiare il miglior hamburger decretato da How I met your mother! Del resto siamo nella città che non dorme mai! e quindi #jetlegnontitemo ..per ora 🙂

In effetti mentre facciamo conoscenza con il bacon a stelle e strisce (il migliore che abbia mai mangiato!) fuori inizia a nevicare e alle 7 del mattino dopo ci sono già 50cm di bellissima neve.

L’entusiasmo è alle stelle! Nessuno di noi si aspetta una bufera di neve, che arriverà solo nel pomeriggio, quando ci saremo già riparati dal freddo alla Grand Central Station, fatto una seconda colazione (salata) e la nostra vista fatto scorte di meraviglie al MoMa, compresa la sorprendente mostra temporanea sulle sculture di Picasso. Dal museo praticamente ci cacciano: alle 12 arriva un sms a tutta la popolazione che annuncia lo stato di emergenza. La metro chiude, la città tutta chiude i battenti.

Ma l’animo del turista non si arrende davanti a qualche fiocco di neve e a qualche folata di vento, quindi gambe in spalla e in giro per le avenues e le streets… finchè non è NY a mandarci in hotel.

L’atmosfera è surreale: una Time Square così credo che abbiamo avuto in pochi il privilegio di vederla. Ovattata, quasi silenziosa.. praticamente nostra.

La nostra immaginazione, deviata da anni e anni di film di zombie e horror in generale, aspetta da un momento all’altro un’invasione aliena, come nella migliore delle tradizioni cinematografiche. Mangiamo pizza e birra davanti alla tv come ogni newyorkese che si rispetti in quel momento.
Invece la mattina dopo, NY è un quadro bellissimo dove il sole si riflette sulla neve, già ammucchiata ai lati delle strade. Dio benedica i migliaia di operatori che ripulivano le strade in maniera instancabile!

L’America efficiente, che si mette a lavoro immediatamente è in effetti tangibile perchè, nonostante le difficoltà che la più grande nevicata del secolo non può che portare, la città miracolosamente piano piano si risveglia e tutto torna ad una normalità sorprendente. Il mercato di Chelsea è una meraviglia di colori, profumi e cibi da ogni parte del mondo. I locali sono belli, eleganti, accoglienti.. come le persone che incontriamo. Tutte sorridenti, gentili, pronte a sgranare gli occhi quando dici loro che vieni da Roma.. come se nulla di più bello potessero immaginare. Insomma a ognuno il suo sogno..

E cosa dire di Central Park innevata? Nulla che non si possa descrivere con una foto..le immagini sono sempre più convincenti.

Ellis Island ci immerge nelle storie di emigranti che avevo letto e penso che tutti noi europei dovremmo fare un giro su questa che ora è una splendida isoletta da cui si vede uno skyline mozzafiato ma che era il punto di approdo di tutte le speranze dei nostri antenati, in fuga dalla fame, dalla miseria, dalle guerre e dalle persecuzioni, esattamente come i nostri fratelli africani, siriani, afgani.

Ceniamo in un pub hawaiano che ci riporta a un’atmosfera giocosa sulla nostra testa il ponte di Brooklyn che regala una delle più romantiche passeggiate che abbiate mai fatto in vita vostra, fidatevi!

Non pensavo che dei grattacieli possano essere così emozionanti, eppure la vista dal ponte e soprattutto dall’Empire State Building è qualcosa che toglie il fiato.

Sarà che nostro malgrado abbiamo tatuato sotto pelle il sogno americano, ma da lassù ti sembra che se l’uomo è riuscito a fare questo, allora è capace di fare qualsiasi cosa.

Anche le più brutte… è questo l’effetto che mi fa visitare il museo dedicato all’11 settembre: mi assale un enorme senso di rabbia verso quello che questa terra rappresenta e per le sue vittime.
Penso che questa città, nel bene e nel male, abbia un pò di noi stessi; mi accorgo che America vuol dire Europa più di quanto potessi immaginare prima di conoscerla e che un viaggio dentro il film vada fatto almeno una volta nella vita, per ritrovarcisi un pò e capire da dove veniamo per poi decidere dove vogliamo andare.

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EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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