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The long way to Saigon…(very long)

E si, una lunga strada, un percorso tragicomico ed una situazione completamente surreale in cui ci siamo trovati per l’ennesima volta.
Ma questa per adesso è al numero 1, anche nella top list delle fregature fin ora ricevute.
Tutto inizia ad Hoi An, Vietnam. Vogliamo raggiungere Saigon, chiediamo in giro, il bus in giro costa sui 25$, ma siccome è tutto pieno dobbiamo prendere un bus “speciale” che costa 34$. Ci viene detto dall’agenzia che è uno sleeping bus, un autobus di quelli con i sedili totalmente reclinabili che è tanto comodo per i viaggi lunghi e notturni. Proprio come il nostro. Quando chiediamo se l’autobus è diretto la tipa risponde sicura “sisi”. Partenza a mezzogiorno circa, arrivo previsto alle 6 del mattino del giorno successivo, 18 ore di viaggio nel comodo sleeping bus che si trasformeranno in un ennesimo viaggio della passione di 26 ore in cui tutto, ma proprio TUTTO può succedere…
Ci passano  a prendere con un minibus, una specie di ducato vecchio stile, anzi VECCHIO PROPRIO. Siamo tranquilli comunque tanto ci porteranno alla stazione dei bus dove ci sarà ad attenderci il nostro SLEEPING BUS, inoltre davanti a noi è seduto un polacco, nel corridoio laterale su uno sgabello improvvisato.
Dopo circa una mezzoretta, quando il minivan è bello pieno ci viene detto da una persona dello staff che parla inglese che ci vorranno circa 5 ore per raggiungere la città (Quy Nhon) in cui prenderemo lo “sleeping bus”, di rilassarci e goderci il viaggio. Il polacco seduto davanti a noi sullo sgabello non sa se lanciare lo sgabello verso il tipo oppure mantenere la pazienza e continuare il viaggio. Decide per la seconda opzione. Saranno gli ultimi contatti in Inglese con lo staff: il tipo scappa appena dato l’annuncio, in modo da evitare le nostre bestemmie. Lo staff è composto da un tipo smilzo alla guida ed un tutto fare che non appena caricato i bagagli decide che è il caso di farsi un pisolino proprio su di essi, si sposta quindi nel retro del minivan ed inizia a dormire steso sui bagagli.
Il secondo polacco, uomo palestrato con canottiera che mette in vista l’apparto muscolare alla Silvester Stallone, intima al tipo che nel bagaglio ci sono delle uova, accenna un sorriso il tipo dietro non capisce e continua a dormire. Questo sarà il suo ultimo contatto verbale garbato con lo “staff”.

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Mentre ci dirigiamo verso Quy Nhon accade qualcosa di strano: il tuttofare (che nel frattempo si è seduto un un nuovo sgabello, tirato fuori da chissà dove!) quando accostiamo degli autobus abbassa il finestrino, si affaccia con mezzobusto e comincia a chiedere: “Saigon?”…percepiamo che qualcosa non va, ci sembra che vogliano fare uno scambio di prigionieri…e il viaggio continua.
Passate le 5 ore e mezzo ci fermiamo in una stazione  ma guarda caso non nella stazione dei bus, in una stazione  di servizio! ok, ora è chiaro che qualcosa non va: dov’è il nostro sleeping bus? O Meglio come dice il polacco nerboruto ” Where the fuck is my sleeping bus?”
Oltre a noi ed ai due polacchi nerboruti ci sono una ragazza irlandese, due ragazze cinesi e tre ragazze delle Honduras.
Arriviamo finalmente a Quy Nhon, unica nota positiva sono i paesaggi bellissimi, montagne si alternano a costoni rocciosi a strapiombo sul mare ed alle solite risaie con contadini dal cappello a forma di cono che lavorano duramente. In tutto il nostro viaggio non abbiamo visto un trattore od un mezzo meccanico, solo gente piegata in due a zappare la terra, o a trapiantare il riso oppure seduti su dei mulinelli/bicicletta dove il contadino, pedalando riesce a portare l’acqua da un canale all’altro.

Contattiamo l’agenzia con cui abbiamo comprato il biglietto: inizia il solito scaricabarile. La tipa che risponde dice di non saperne nulla, non ha venduto lei il biglietto, e ci da il numero del cellulare della collega.  Chiamiamo quest’altra, che contatta a sua volta la compagnia dei bus: “Tranquilli, il vostro sleeping bus vi sta aspettando a Quy Nhon “. Ma come, l’abbiamo superata ! Proviamo a farglielo capire ma cade la linea, richiamiamo ed il telefono è staccato. Rimarrà staccato per i successivi due giorni…
I tipi cercano di farci scendere alla stazione di servizio ma noi non ci pensiamo proprio. Vogliamo prima vedere il nostro “sleeping bus”. Ma lo “sleeping bus” , anzi il “fucking sleeping bus” non c’è. Li invitiamo gentilmente a trovarci lo sleeping bus, la EffeFemmina visibilmente nervosita inizia a strillare all’autista. Mentre la EffeMaschio si allontana per evitare la furia della EffeFemmina, Il polacco ignaro del potere di questa piccola ragazza sarda, cerca di calmarla, le dice “Take it easy, it’s Asia”. LA EffeFemmina si calma, e dirà la stessa frase al Polacco quando cercherà di dare un calcio in faccia all’autista, parecchie ore dopo.

Ripartiamo, e richiamiamo l’agenzia…la tipa parla col nostro autista, che dice che ci sta portando a Nha Trang…ma cavolo, sono altre 4 ore di viaggio, su questo minivan sgarruppato!?!Li c’è il nostro sleeping bus ad aspettarci, non c’è dubbio. La tipa dell’agenzia è sicura, ed anche l’autista, ma è chiaro che tutti mentono, sembra di giocare a Cluedo. Chi dice la verità? Nessuno, è chiaro.
Il polacco, dopo aver appreso la notizia da noi inizia ad essere visibilmente turbato, chiede all’autista di fermarsi laddove ci sia un bagno (non esistono stazioni di servizio in questo paese). Ci fermiamo in una specie di mercatino, pieno di gente losca, tutti ci guardano in maniera strana, capiamo subito che non sono proprio abituati a vedere facce occidentali. Ed è proprio qui che il polacco perde le staffe ed inizia ad inveire contro l’autista ed il suo assistente strillando “where the fuck is my sleeping bus”, frase che continuerà ad urlare anche nel minivan ed alla sua agenzia che chiamerà sottraendo il telefono all’autista.

Ed è qui che inizia la parte tragicomica del viaggio, il polacco chiama in maniera ossessiva l’agenzia urlando per circa un’ora. Si forma un gruppo di persone tutto attorno al pulmino, gente incuriosita dalle urla del polacco nerboruto…la gente aumenta intorno a noi, chiediamo al polacco di calmarsi altrimenti ci finisce male in questo mercatino buio nel mezzo del nulla, sicuramente roccaforte dei Vietcong. Il polacco dice di stare tranquilli, è un lottatore di kick boxing…

Ripartiamo,  ad un certo punto l’autista chiede indietro il telefono ed il polacco risponde solo “guida e stai zitto”, l’autista prova un paio di volte ad accostare per farsi ridare il telefono ma il polacco non ha alcuna intenzione di restituirlo e l’autista continua a guidare.Ogni tanto qualcuno chiama al telefono dell’autista, forse la moglie, forse la zia ed il polacco risponde sempre dicendo come prima frase “where the fuck is my sleeping bus”. A volte sentendo parlare vietnamita chiede di parlare in inglese dall’altra parte della cornetta, se gli interlocutori non comprendono problemi loro e chiude il telefono. C’è un casino nel minivan, ognuno inveisce come può sull’autista, anche DoppiaEffe ogni tanto parte all’attacco con l’insulto verbale, ci scappa anche qualche risata.

Ci fermiamo ad una stazione di servizio, nel frattempo un altro minivan ci raggiunge, pare che vogliano cambiare l’autista. Quello attuale ha già ricevuto troppe bestemmie e non ce la fa più. Ecco un nuovo paraculo bello fresco che prende il posto dell’autista, tutto sorridente “sleeping bus” ci dice a Nha Trang…inizia quindi la seconda parte della commedia intitolata “Sogno di una notte di mezza fregatura”, cambia anche l’assistente, questo sembra ancora più handicappato di quello precedente, è un pò la versione Vietnamita di Nino D’angelo quando era giovane, butterato e smilzo.A mezzanotte circa arriviamo finalmente a Nha Trang, e guarda un po’…la stazione è chiusa! Nessuno sleeping bus ci sta aspettando, come era chiaro ormai da ore! I tizi cercano di scaricarci comunque qui facendoci segno che l’autobus sarebbe passato, ma noi, stupidi ma non troppo ci opponiamo, e li costringiamo a continuare, continuano a dirci “Sleeping bus”, pare sia l’unica parola in inglese che conoscono. e noi continuiamo a turno a ripetere “where the fuck is our sleeping bus”
Ma questo sleeping bus non esiste! Siamo disperati, siamo nel mezzo di nowhere, è mezzanotte passata, e non sappiamo se e come arriveremo a Saigon. E’ chiaro comunque che non lasceremo, per nessuna ragione al mondo, questa gente andar via con il minivanDiciamo all’autista ed al suo assistente handicappato che noi vogliamo arrivare a Saigon e non ci muoviamo dal minivan.
Si riparte, ma il peggio deve ancora venire: improvvisamente il minivan comincia a rantolare e si ferma “Broken”, ci dicono. Che attori! Il minivan che fino a 3 secondi prima andava che una bellezza, tutto sprint per i loro sorpassi folli in curva, ora è rotto?Siamo fermi in mezzo al nulla, su una strada in cui passano solo camion e bus, a pochi chilometri da nha trang. L’autista finge di vedere con una torcia all’interno del vano motore per una decina di minuti. poi lui ed il suo assistente si mettono ad i due lati della strada cercando di fermare gli autobus che passano. La loro speranza è quella di sbolognarci a qualche altro autobus di passaggio che va verso Saigon, un autobus si ferma, l’autista scende, si parlano e vengono verso di noi. L’autista dell’altro bus dice che possiamo continuare con lui, che ci sono parecchi posti liberi…Chiediamo al polacco di visionare l’autobus prima, lui torna e dice che c’è gente che dorme sul pavimento quindi non c’è spazio per noi…Mandiamo a cagare entrambi gli autisti.

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La pantomima continua, i tipi continuano a cercare di fermare altri bus. Il polacco è al limite chiede diverse volte le chiavi all’autista, dice che ci pensa lui a farlo ripartire questo “fucking minivan”. L’autista finge di non capire ed è qui che il polacco parte con un calcio all’altezza della faccia dell’autista che si scansa ed inizia a scappare per la strada, inseguito dal polacco. La scena è tragicomica, da questo momento l’autista si terrà sempre a distanza di sicurezza da noi :)Il polcco va nel retro del minivan e tira fuori, ci chiediamo ancora adesso da dove, un machete. Lo mostra all’autista che, da debita distanza, non reagisce. Dopo poco inizia a darsi da solo dei colpi in testa. Non sappiamo se ridere o piangere.

Nel dubbio, chiamiamo pure l’ambasciata italiana, per provare a comunicare con i due imbecilli. La tipa italiana che parla vietnamita parla con l’autista, che riesce a convincerla che l’autobus è rotto…certo, e noi siamo Babbo Natale e le sue renne.

Proviamo a chiamare la polizia ma non risponde, il tipo dell’ambasciata dice che la notte non rispondono al telefono…Una delle cinesi, evidentemente lontana parente di Mao, suggerisce candidamente di blocare l’autista per prendergli le chiavi, “senza fargli del male”, sottolinea. Per fortuna il polacco non la sente…e il tutto continua senza spargimento di sangue.Le ragazze di Honduras mollano, si fanno chiamare un taxi e vanno in città a cercare un albergo; noi no, ci mettiamo nel minivan e cerchiamo di dormire visto che non c’è nient’altro da fare. E’ una guerra estenuante in cui il più resistente vince.

Dopo circa due ore (sono le 2 di notte) i tipi tornano dalla loro infruttuosa caccia al bus per Saigon e decidono di ripartire. Il bus riparte magicamente e continuiamo verso Saigon.Siamo stanchi, dormiamo qualche ora e veniamo svegliati dai tipi che dicono di essere in una stazione per autobus e che ci pagheranno un bus fino a saigon da li. Siamo a Phan Rang dicono che mancano solo 4 ore a Saigon. Decidiamo di cambiare bus, non li sopportiamo più. Grosso errore perchè impiegheremo circa 10 ore per arrivare a Saigon con un minivan che si ferma ogni 10 minuti per la strada facendo salire gente di tutti i tipi con qualsiasi tipo di bagaglio e riempiendo anche gli spazi centrali del bus con delle seggioline su cui si “accomodano” i più sfortunati. Non gliela facciamo veramente più, siamo stremati, nel minibus fa caldo, si suda, puzza, ci sono vecchi e bambini che strillano.

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Ci fermiamo in un area di servizio per sciacquarci il viso e mangiare qualcosa. Optiamo per la zuppa di noodles (pho, da cui alcune magliette con la scritta i-pho), che è l’unica cosa che sembra commestibile e su cui non ci sono mosche poggiate.Contratto sul prezzo che viene sempre alzato per i turisti e mi viene accordato uno sconto (la tipa che da la puzza commenta “beautiful boy”, e questo sarà il nome della EffeMaschio per il resto del viaggio!) . Il fascino mediterraneo fa degenerare la situazione:  quando il polacco lo sa decide di pagare lo stesso a sua volta, ma il proprietrio non la prende bene, va nel retro e prende due bottiglie di birra vuote, pensiamo che le voglia spaccare in testa al polacco che con tutta tranquillità attende che il tipo si avvicini per dargli un calcio volante in faccia. le donne provano a fermarlo, il tipo è indiavolato, strilla, il suo corpo è percosso da spasmi di nervoso, i bambini piangono. Attendiamo che da un momento all’altro esca qualcuno e ci dica “candid camera”, era tutto uno scherzo. Non accade, ma oramai la situazione non ci sembra più neanche strana, ci sembra quasi normale. Finiamo la nostra zuppa mentre il proprietario del locale prova a prendere ed a lanciare uno sgabello verso il polacco. Le donne riescono a fermarlo. Paghiamo (senza sconto!) ed usciamo, meglio ripartire 🙂
Continuiamo il viaggio, stanchi ma all’erta, ognuno di quelli sul bus potrebbe essere un vietcong che ci vuole inculare qualcosa. Anche la vecchietta accanto a me mi guarda con fare truce, io la guardo. Se ti avvicini ti spezzo le gambe, le comunico con la mente. Il nervosismo è alle stelle dopo una notte passata con gente senza scrupoli che cercava solo di fotterci.

Alle 2 del pomeriggio, dopo un viaggio di circa 26 ore, siamo nella guesthouse dove ci aspetta una doccia.

Mortacci loro.

Alcuni Tips:

  • Il prezzo regolare con sleeping bus è di circa 25$
  • Visto l’elevato numero di truffe presenti su questa tratta vi consigliamo vivamente di prenotare i vostri tour da “Sinh Tourism” una delle poche agenzie affidabili…pagherete qualcosa in più ma sarete sicuri di arrivare a destinazione
  • Mettete sempre in discussione quello che vi dicono, anche al vostro hotel ad Hoi An
  • Non fatevi scaricare in una località qualsiasi, informatevi sempre su dove siete prima di togliere il bagaglio dal bus
  • Se avete la possibilità (economica visto che costa di più) prendete il treno da Danang (costa circa 40$ con cuccette da 6 persone)…è più comodo e meno pericoloso (gli autisti dei bus guidano come matti)
  • In bocca al lupo! 🙂

Ecco il percorso che abbiamo fatto:

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20 risposte

  1. mic ha detto:

    per fortuna ci siete voi…:) voglio la foto del polacco!!

  2. paola ha detto:

    Sentivo che stava succedendo qualcosa, il pensiero correva sempre al vostro viaggio. Viva il polacco…. magari meno nervoso.. ciao

  3. roberta ha detto:

    Che avventura…………………. certo che quando scrivete siete incredibili…..mi sembrava di stare con voi nel pulman,avrei aiutato volentieri il polacco a dare quattro calci in c…… all’autista!!!!!!!!!!!

    • Elastic Girl ha detto:

      io ero percossa da spasmi vendicativi: lanciare le pietre addosso all’autista, prendere a calci il pullmino, sputargli addosso….per fortuna ha prevalso il lato zen 😛

  4. carla ha detto:

    Effemaschio ma tu in tutta questa situazione cos’hai fatto????????? dormivi o ti nascondevi dietro la tosta Effefemmina sarda?

    una statua al polacco 🙂

  5. Stefano S. ha detto:

    Immagino la frase di Francesca mentre inveiva con l’autista: “SU CUNNU E MAMMA TUA!!”

  6. SBolo ha detto:

    Questo post è da incorniciare.. scusate ma nn riesco asmettere di ridere immaginandomi il polacco ed i vietcong.

  7. Danilo ha detto:

    Grandiosooooooooooooooooooooooooooooo!!!

  8. Danilo ha detto:

    Grandiosooooooooooooooooooooooooooooo!!! il pezzo del macete è incredibile!

  9. mic ha detto:

    ..uffa ma i post dall’australia saranno noiosi…dove lo trovate un altro polacco a sydney?;)

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