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Go Matildas!

Ho smesso di seguire il calcio tanti anni fa, lasciato insieme a un fidanzato appassonatissimo.
Non sopportavo piu’ le liti, i discorsi sui soldi, le tifoserie esasperate, i discorsi monopolizzati. E il maschilismo attorno a quell’ambiente.
Quando cresci in un piccolo paese, il calcio e’ una delle poche attivita’ sportive presenti. Pero’ mentre i ragazzi giocavano a calcio, e il comune pagava le spese del campo sportivo (giustamente) e contribuiva all’allenatore , noi donne e ragazze che facevamo aerobica, o danza, dovevamo pagare oltre alla spesa mensile per l’insegnante, anche una quota per l’affitto della palestra…non eravamo degne di ricevere degli aiuti, mica era sport il nostro! All’epoca manco me ne accorgevo, solo anni dopo ho capito quanto avesse ragione mia madre a incazzarsi per questa cosa.
Il calcio in un piccolo paese monopolizza i weekend, e anche le conversazioni al bar…la NOIA. E vogliamo parlare dei “le donne non sanno giocare a calcio”, “sono ridicole quando corrono”, “le donne non sono fatte per alcuni sport” che ho sentito e risentito crescendo?

Che poi la cosa buffa e’ che uno degli avvenimenti estivi piu’ attesi era proprio il torneo di calcetto femminile! che infogava gli animi e riaccendeva i campalinismi tra paesi: le donne erano ottime come intrattenimeno estivo, ma mica potevano mettersi in testa di giocare seriamente a calcio, ma dai! e chi lo faceva era chiaramente perche’ era lesbica, ovvio. Tornate alla pallavolo.
Calcio, io e te non avevamo piu’ niente da dirci, ciaone.

Per sicurezza, il nuovo fidanzato (ciao EffeMaschio) era assolutamente disinteressato al calcio, anzi proprio rancoroso verso quel mondo: uno che per anni si e’ allenato mattina e sera, ogni giorno, non sopporta molto dei giocatori che si allenano un terzo e guadagnano 10000 volte di piu’.
Per scherzarci su quando qualcuno qui in Australia si meraviglia che due Italiani non seguano il campionato Italiano, e non abbiano una squadra del cuore, rispondiamo che e’ il motivo per cui siamo stati costretti ad emigrare 😉
In realta’ le partite della Nazionale Italiana le abbiamo quasi sempre seguite, quanto gioca la Nazionale il cuore chiama, ancora di piu’ se vivi a 16mila km di distanza.

Cosi e’ stato davvero strano trovarsi, qualche domenica fa, in mezzo a una folla di 40mila persone a vedere una partita di calcio FEMMINILE, insieme a due figli maschi e marito. Io, l’anti calcio, che trascino i 3 maschi della famiglia a vedere 22 fortissime sportive.
Il fatto che l’Australia e Nuova Zelanda dovessere ospitare la FIFA World Cup femminile quest’anno era passato fuori dal mio radar. Per fortuna una cara amica ha raccontato di aver preso i biglietti per le finali a Sydney, e io incuriosita ho preso dei biglietti per una partita a Melbourne.
Il prezzo era ridicolo, bassissimo, 30$ a testa per adulto, 15$ a bambino – per la World CUP maschile gli stessi biglietti per una stessa tipologia di partita ci sarebbero costati probabilmente 4 volte di piu’.
In teoria avrem potuto vedere l’Italia, perche’ i biglietti che ho preso erano per gli ottavi di finale della prima del Gruppo G (il gruppo dell’Italia) contro non ricordo quale altro gruppo. L’Italia purtroppo agli ottavi non e’ arrivata, e noi abbiamo visto Svezia contro USA.
Una partita fantastica, finita ai rigori.
Lo stadio un’energia immensa, bellissimo vederlo pieno di bambine e ragazzine, ma anche tanti bambini e ragazzini. Bello vedere le tifoserie mischiate, tifosi di una squadra seduti accanto a tifosi dell’altra squadr, senza che nessuno si picchiasse o insultasse. Convivenza pacifica.

E stasera ha giocato la nazionale Australiana, e le Matildas hanno battuto la Francia e giocheranno una semifinale, ed e’ il risultato piu’ alto non solo per una squadra di calcio femminile, ma per una squadra Australiana nella World Cup.
In un paese generalmente disinteressato al calcio, le Matilda hanno stregato tutti. Siamo tutti impazziti per la nazionale verde-gialla. E’ un tripudio di girl power, i marchi e il marketing si scatenano con le pubblicita’ progressiste, fantastica quella di Hyundai “See how far we’ve come, watch how far we’ll go”.

Io trovo bellissimo che i miei figli crescano pensando che le donne possano giocare a qualsiasi sport, e loro andare a vederle in uno stadio strapieno, senza pensare che non sia uno sport femminile. Senza sentire nessuno dire cosa donne e uomini dovrebbero o meno giocare. Mi piace che venga finalmente normalizzato lo sport professionale femminile, e’ una figata vedere un paese coinvolto attorno a un gruppo di atlete, non i soliti noti del footy, o calciatori internazionali. E’ un messaggio di empowerment fortisismo per le ragazze, ma anche una forte lezione di parita’ per i ragazzi.

Go Matildas, giochiamoci la finale!

EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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