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Dichiarazione d’amore

Melbourne 30/04, h 16:30

Questo post è una dichiarazione d’amore. Se non vi piacciono le smancerie, girate alla larga. E’ una dichiarazione d’amore per i miei genitori, che al momento volano da Dubai a Roma, dove dopo tre settimane rittocheranno suolo italiano. Loro, che non avevano mai viaggiato fuori dall’Europa. Che non avevano mai fatto un viaggio aereo di piu’ di 3 ore. Che non parlano inglese.

E invece sono arrivati fin qui, nella terra dei canguri, pieni di meraviglia e di curiosita’. E non posso far altro che essere orgogliosissima di fronte a questa loro “piccola impresa” coraggiosa.

Sono state tre settimane bellissime, e sono volate, come tutti i bei momenti. Ieri vederli sparire dietro il muro delle Partenze internazionali è stato tristissimo, lacrime sul viso all’idea che passeranno dei mesi prima di poterci riabbracciare di nuovo. Questo è l’aspetto duro del vivere down under, questo è quello che non riesco a digerire. Non è la lontananza, quella si supera, c’è Skype, le email, Whatsapp. È l’impossibilita’ di tornare a casa quando hai voglia di tornare, che non si supera. È la mancanza di un abbraccio, quando hai bisogno di darlo o riceverlo. È l’essere agli opposti del globo. E’ il non poter fare piu’ di un viaggio all’anno che non si supera, perchè viaggiare tra gli opposti del globo costa, e costa troppo.

Sono arrivati all’alba, dopo un volo diretto Dubai-Melbourne di quasi 14 ore che avrebbe messo ko chiunque, ma non loro super entusiasti di arrivare a testa in giu’ (anche se dopo una decina d’ore sono stati anche loro vittime del jet lag). Hanno passato indenni i terribili controlli doganali australiani, il controllo passaporti, e pure la comunicazione dell’indirizzo al taxista (avevano anche un foglio in inglese da mostrare in caso di problemi 😀 ). Sono arrivati a casa carichi di regali, come i Re Magi: vestiti e alcool, che nella terra dei canguri costa troppo, e ci facciamo portare le scorte da oversea. Grazie a tutti i mittenti dei regali, e’ stata una bella sorpresa 🙂

Abbiamo passato tre settimane a zonzo per l’Australia: base a Melbourne, a casa DoppiaEffe, e viaggi a Sydney, tra le curve della Great Ocean Road, tra le vigne della Yarra Valley, e poi nel cuore rosso australiano, Uluru e l’outack.

Sydney li conquista completamente, con la sua bella baia e la sua architettura moderna che si specchia sull’acqua. Come non capirli, in fondo? Sydney e’ bella, bella davvero…anche se per me pero’ e’ troppo citta’, in confronto a Melbourne e’ affollata, la gente va di fretta…mi sono disabituata alle citta’, mi rendo conto, e alla troppa gente. Le curve dell’Opera House, i giardini botanici sul mare, le acrobazie dei surfisti sulle onde di Manly, un asciugamano dei 4 Mori a Bondi Beach, il Monorail futuristico che sfila tra i grattacieli….cosi futuristico da essere fuori tempo, visto che a Giugno chiudera’…ci sembra di rubare un pezzetto di storia, rubando uno dei suoi ultimi giri. Un bagno in mutande in una domenica autunnale inaspettatamente estiva, il fish&chips sulla spiaggia, gli squali dell’acquario, l’aperitivo di fronte all’Opeera House, il pesce del Fish Market mangiato sul prato, un sabato sera ad ascoltare musica dal vivo in un pub storico di The Rocks, con tanto di passeggiata panoramica sul porto e sul ponte. E con le minigonne e tacchi all’uscita dei club, che resteranno ben impresse negli ormoni maschili del gruppo.

La Great Ocean Road e’ una scoperta anche per DoppiaEffe. Scavata per un pezzo con picconi e pale dai reduci della 1 Guerra Mondiale, si snoda tra scogliere a picco sull’oceano blu, piccole cale vergini con l’acqua turchese, boschi fitti e praterie verdi. Vedere i canguri e i koala nel loro ambiente naturale e’ un’emozione enorme, che nessuno zoo puo’ eguagliare. L’oceano e’ di fronte, a segnare il confine di questo paese quasi alla fine del mondo…piu’ in giu’ c’e’ solo l’Antartide, e anche se non la vediamo si fa sentire col vento che ci arriva sulla faccia, la sera.

E poi l’avventura australiana per eccellenza: l’outback. L’aereo sorvola le colline del Victoria, e poi dei laghi che sembano cristallizzati, e piano piano tutto si dirada, e tutto diventa di un colore unico, che ci accompagnera’ per i piu’ di 1500 km che faremo in macchina: il rosso. In macchina attraversiamo km e km di nulla, di nuovo quell’orizzonte lontano lontano, come in Patagonia, di nuovo la sensazione di avere infinito di fronte. Qui l’infinito e’ rosso, e il cielo e’ di un azzurro perfetto. La terra rossa, la terra bruciata, le dune di sabbia, i cavalli selvatici che attraversano la strada, i cammelli, le fattorie nel mezzo del nulla, le auto sgangherate degli aborigeni, padroni di casa spodestati e poi ammessi di nuovo tardivamente, con regole non loro. E poi i monoliti enormi, pergamene di pietra della storia e mitologia aborigena. E’ bello vedere Uluru cambiare il colore al calare del sole, ed e’ bello quando sembra che il sole e la luna stiano su una bilancia: il sole sparisce e la luna piena compare dietro Uluru, in un’alternanza perfetta e melodica. Ma la vera magia e’ attraversare il deserto per ore, e’ ritrovarsi nel King’s Canyon a guardare le sue pareti scoscese scavate da forze primordiali, e’ sentirsi piccoli piccoli in confronto alla grandezza di un popolo che da 40mila anni vince il deserto grazie alla sua sapienza generazionale. Ed e’ ora messo ai margini da una cultura che non riconosce, e da cui e’ scarsamente riconosciuto. Amarezza sulla bocca, nei negozi zeppi di souvenir con motivi aborigeni, mentre i custodi della terra e di quell’arte sono altrove, chiusi in comunita’ ghetto, in molti schiavi di alcool e di assistenzialismo, vittime di un “progresso” (se cosi vogliamo chiamarlo) da loro non cercato e non riconosciuto.

E poi Melbourne, che in versione notturna si riscatta un po’ nei confronti di Sydney. Salire al’88 piano di un grattacielo, fare i culurgioni australiani, andare a zonzo sul tram, fare la spesa nel mercato storico, vederli divertirsi parlando in italiano in ogni dove, dai commessi della ferramenta alla macelleria, dai camerieri di un ristorante ad una coppia in fila dietro di noi. Passeggiare sul fiume, mangiare una buonissima pizza napoletana-australiana, passeggiare in un parco di un convento strappato ai costruttori. Peccato che la clessidra dica che sia finita, e ci sono le valigie da richiudere, e si debba correre in aeroporto.

Ed ora, con la casa tristemente silenziosa, restano quasi duemila foto da sfogliare e da scegliere, per aiutare a ricordarsi questi bei momenti. Resta l’orgoglio di due genitori coraggiosi, che si mettono in volo per 25 ore, sfidando la paura di volare, del chiuso, e del non parlare la lingua. L’orgoglio della loro apertura al nostro mondo, che passa anche per cucine inusuali, dalla zuppa vietnamita (mangiata con le bacchette!) al giapponese ( e a mia mamma il Sushi e’ pure piaciuto un sacco! ahahah)…anche se il greco e’ il loro preferito! Resta la felicita’ per aver potuto fare un po’ di scorte di affetto, ma anche la tristezza che mia sorella non abbia potuto essere parte di queste 3 belle settimane…ma ci rifaremo!

Grazie per essere venuti quaggiu’. Grazie per la compagnia. Grazie di esserci. Vi voglio bene, ci vediamo presto.

PS: qualche assaggio di foto…a presto le altre!

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EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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6 risposte

  1. Ivanna ha detto:

    Solo una parola per i tuoi genitori….grandiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!! 😀

  2. antonia ha detto:

    credo per loro sia stato un viaggio da sogno …
    un abbraccio forte
    anto

    • EffeFemmina ha detto:

      spero di si… )
      un abbraccio anche a te
      (che invidia vederti in infradito! qui fa gia’ freddo : ( )

  3. manu ha detto:

    “se solo” l’Australia fosse più vicina….
    un abbraccio virtuale

    • EffeFemmina ha detto:

      e’ vicina…sono solo 25 ore! meno di fare Cagliari-Civitavecchia in traghetto andata e ritorno 😉

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