To Melbourne the long way: Dubai

Ehm, avevamo dimenticato questo post (scritto a Novembre 2012!) in qualche angolo del blog….vabbè…meglio tardi che mai 😉

Enjoy!

Doppia Effe

Prima tappa del nostro viaggio da migranti è Dubai. Dubai non era in cima alla lista dei posti da vedere per Doppiaeffe, ma forse nemmeno in coda. Si, diciamo che non ci era mai passato per la testa di visitare una citta’ fatta di grattacieli costruita su suolo rubato al deserto. Invece, il caso ha voluto che dovessimo passare da qui. Avevamo pensato di volare in Australia passando per la Cina, in modo da fermarci qualche giorno a Pechino, e visitare la Grande Muraglia. Un’offertona di Emirates ha cambiato i nostri piani: vuoi mettere volare su un comodo A380 Emirates, piuttosto che su un aereo nano di AirChina?

Cosi facciamo sosta a Dubai per 3 notti. E qualche sorpresa l’abbiamo avuta anche qui.

Dubai non si puo’ dire bella. Le poche cose “storiche” sono state strappate alla speculazione edilizia. Il suk è una delle cose piu’ turistiche rimaste, penso. Nonostante questo, quello delle spezie, con le diverse fragranze e colori che parlano di posti lontani ed esotici, ha ancora un notevole fascino. Idem quello delle stoffe. Ci perdiamo per i vicoli alla ricerca di un posto dove mangiare, i minareti diffondono nell’aria la preghiera, in giro si vedono prevalentemente uomini. Finiamo prima in un ristorante indiano da due lire, e poi da un libanese che fa kebab. Questa è Dubai: costruita sulle spalle dei migranti. Indiani, pakistani, Filippini, Libanesi: è un catalizzatore di persone dai paesi poveri asiatici. Lavoratori sottopagati, sfruttati, gente che non ha nulla…e che anche se nasce a Dubai non ha nemmeno diritto alla cittadinanza. Condannati ad essere stranieri in patria. Reggono loro il sistema economico, fondamentalmente, fornendo manodopera a basso costo. Mandano avanti gli alberghi, i ristoranti, le costruzioni. In cambio, qui almeno sopravvivono.

E accanto, le donne velate. Ecco, EffeFemmina non riesce a essere imparziale parlando di un paese in cui le donne devono andare in giro velate (non lo impone la legge, non è l’Arabia Saudita…ma lo impone, in modo subdolo, la società) e si finisce in galera se si ha un figlio fuori dal matrimonio. Visi bellissimi avvolti in orrende e tristi tuniche nere. E da queste, vedi spuntare tacchi vertiginosi, mani curatissime e decorate con l’henna. È un contrasto che da alla testa. Non andate a dire ad EffeFemmina che lo fanno di propria spontanea iniziativa, perché lei pensa che nessun essere umano dotato di giudizio possa decidere di vestirsi di nero in un posto in cui il sole è troppo forte anche in inverno, e d’estate si raggiungono i 54 gradi. Guarda caso, l’abito tradizionale per gli uomini è bianco. ‘Sti stronzi.

E attorno a questa societa’ strana, il trionfo dell’architettura moderna. Ecco cosa lascia a bocca aperta a Dubai: i grattacieli. Sono belli, anche per due non amanti dell’architettura moderna. Belli, con dei motivi arabeggianti. Sanno di follia, una corsa verso l’alto che continua a mangiare deserto. Dubai è un mostro di cemento costruito per le macchina: non si puo’ girare a piedi per la citta’ (solo nel piccolo centro), anche se si prende la metro è necessario poi usare un taxi per arrivare a destinazione. Strade immense che serpeggiano tra i grattacieli. E poi le isole, l’invenzione geniale che dota la citta’ di Km di costa. E da qui, dal futuristico Monorail, si vede la Vela, bellissima, sembra una barca in mezzo al mare. E’ davvero bella.

Incontriamo P., ex manager di EffeFemmina, trasferitosi qui con la famiglia, ed è piacevole avere una vista di Dubai che sia quella di un expat, qualcuno che la vede piu’ da dentro rispetto a noi. Anche se abbiamo il dubbio che nel cuore della citta’ nessun expat riuscira’ mai ad entrare, e che Dubai sia uno di quei posti in cui gli stranieri vivono una bella e comoda vita in delle belle comunità fatte di soli stranieri, con pochi scambi col paese. Ci hanno raccontato varie cose della loro nuova vita, e una di quelle che ci ha incuriosito di più è la storia degli incentivi ai cittadini dell’emirato per far avviare loro delle attivita’, e della leggenda della loro nulla facenza. Per essere nullafacenti serve un passaporto di Dubai. E non è per tutti.

Enjoy the pictures.