Strategic planning
Al 15 Giugno avro’ passato gli ultimi 18 mesi senza un lavoro fisso come comunemente inteso. Mi si potrebbe chiamare disoccupata, ma penso di essere stata tutt’altro che ferma a non lavorare. Come detto a Caterina in questa intervista, mi piace l’idea di non avere piu’ etichette: non sono piu’ una consultente informatica, sono semplicemente EffeFemmina. EffeFemmina che fa qualcosa nella sua vita, ma rimane soprattutto EffeFemmina, senza usare piu’ il lavoro per definirsi. EffeFemmina che ha fatto la viaggiatrice, che ha fatto la scrittrice, che fa la blogger, che ha fatto la cameriera per guadagnarsi qualche soldo ed impratichirsi con la lingua, che ha fatto l’affittacamere, che fa la PM part-time per un progetto di un’applicazione mobile. Ma EffeFemmina che non e’ una blogger, ne’ una PM, ne’ una scrittrice…fa un lavoro, ma non e’ un lavoro.
Se un aggettivo unico dovesse accumulare questi 18 mesi sarebbe: pieno. Non di riunioni ed email, ne’ di lavoro ad una scrivania. Ma pieni di lavoro diverso, in altre forme, non classiche rispetto ai miei 6 anni di esperienza per le grandi consulting company per cui ho lavorato. In fondo direi che non mi sono annoiata: l’unica cosa che mi e’ seccata e’ stato stare in casa a fare la casalinga, in casa senza parlare con nessuno, quello lo odio. In quei casi cucino: faccio la pasta brise’ in casa, invece di comprarla al supermercato ormai…cioe’ alti livelli di casalinghita’ 😛
Prendersi un anno sabbatico ha richiesto fare una scelta coraggiosa, ma una volta finito il mio periodo sabbatico si tratta di rientrare nei meccanismi quotidiani, e trovarsi una nuova quotidianita’. E come sapete, visto che vi ho ammorbati in abbondanza con le mie seghe mentali, non e’ semplice capire cosa mettersi a fare per non avere la sensazione di aver sprecato la propria occasione di liberta’. Confesso, sono stata in piena confusione, mi sono fatta prendere dall’ansia di non trovare piu’ un lavoro a causa della mia decisione di stare ferma per un periodo. Mi sono totalmente rimessa in gioco, e mi sembra un fallimento personale tornare a fare quello che facevo prima. Ma sono troppo intransigente con me stessa, in fondo le rivoluzioni non possono accadere in una notte: ho un titolo di studio nell’IT, ora non posso pensare di andare a lavorare nei campi profughi delle Nazioni Unite da un giorno all’altro.
Dopo aver mandato piu’ di 200 curriculum per le piu’ svariate posizioni, dopo aver vagato nel buio e nello sconforto per qualche settimana, ho deciso di darmi tempo, ho realizzato che non ha senso agitarsi, e che devo anzi calmarmi e liberare la testa da tutti i fattori inquinanti, per decidere liberamente. Le rivoluzioni hanno bisogno di tempo ed investimenti, altrimenti si esauriscono nel loro fervore: il fervore rivoluzionario e’ troppo infantile, ho realizzato di dover costruire giorno per giorno il nuovo spazio in cui poter essere piu’ me stessa, devo cercare pian piano di aprirmi nuove strade. Sono fatta cosi: ho sempre bisogno di sbattere la testa, per capire. Inutile che tutti attorno mi dicano di non agitarmi, di rilassarmi: io ho bisogno di passare per il mio piccolo shakeramento ormonale e psicologico, per trovare il mio equilibrio. Avere il blog e’ una risorsa infinita, in questi momenti di solitudine e confusione, perche’ scrivere e’ catartico. Cosi ora mi sento la testa piu’ libera, e sono in grado di mettere in fila i pensieri. Ma metterli in fila nel vero senso del termine, in modo analitico. Questo quello che voglio ora, in questo momento della mia vita, per cominciare a dare una nuova direzione:
- un lavoro che sia utile a qualcuno, che non sia solo produrre denaro per una societa’;
- essere meno intransigente con me stessa;
- un lavoro che mi dia spazi per me: un part-time sarebbe perfetto, per avere il tempo di continuare a scrivere, lavorando su qualche idea che ho gia’ in testa;
- mettere un’esperienza australiana sul CV;
- sfruttare il mio titolo di studio attuale;
Semplificando, queste le strade percorribili davanti a me:
A) trovare un lavoro qualsiasi
B) trovare un lavoro qualsiasi nell’IT, anche tornando alla facile soluzione SAP;
C) cercare un lavoro nella BI;
D) Fare un lavoro qualsiasi nell’IT, ma lavorando per una ONG
E) Tentare un career change
F) Aprire una mia attivita’
Strada A
L’unica cosa positiva della soluzione A e’ che mi farebbe tornare piu’ facilmente a lavorare, per mettere una bella esperienza australiana sul CV, e rendere piu’ semplice trovare un altro lavoro. Ho mandato CV per Data Entry con questo scopo: non mi ha cagato nessuno, non capisco se perche’ sono troppo qualificata (un Master’s Degree) o perche’ il CV gli faceva cagare
Strada B
La strada B e’ la soluzione piu’ rapida per chiudere il gap che l’anno sabbatico e poi il libro hanno aperto, e che puo’ diventare troppo lungo agli occhi di chi assume. Come mi ricorda Maria, so che lavorare nell’IT fuori dall’Italia e’ diverso, l’ho provato in prima persona lavorando a Londra per un cliente inglese: meno pressione, ritmi piu’ tranquilli, maggiore considerazione del cliente per la posizione che ricopri. Quindi tornare a lavorare su SAP varrebbe la pena per fare un’esperienza lavorativa australiana, per capire come si lavora qui: magari anche il terribile logo blu che odio visto da qui e’ meno schifoso di quanto non mi sembrasse in Europa. Condifenza nella strada: 5%.
Strada C
Come mi ricorda Mela ho studiato, mi sono fatta un mazzo, e non avrebbe senso buttare via tutto, perche’ lavori nell’IT ne esistono a bizzeffe ed il mondo non finisce col logo blu, fortunatamente. Trovare un lavoro nella BI sarebbe riprendere a fare quello che ho studiato, che ho abbandonato per strada pur di uscire da Schiaventure (ero un tantino esausta…). La mia laurea e’ specifica, mi piace il tema, io analizzo anche la disposizione delle mattonelle nei pavimenti, I love analytics! (leggendo queso post penso che possiate capire quanto mi piaccia analizzare :D) Devo solo trovare un lavoro che metta insieme queste cose. Pero’ questo non risponderebbe nella ricerca di un lavoro che sento possa avere un’utilita’ sociale, perche’ al meno di non applicare la BI alla ricerca medica o di lavorare per un ente governativo, si finisce inevitabilmente a lavorare per grandi corporation….ahi ahi!
Strada D
Questa e’ la mia strada preferita: lavorare in una ONG sarebbe il modo perfetto di fare culminare l’esperienza vissuta nel RTW. Indipendentemente da ruolo ricoperto, se business analyst, coordinatore, scribacchino o portantino, vorrebbe dire chiudere un ciclo di vita, e ricominciarne uno nuovo mettendosi al servizio degli altri, utilizzando i miei skill e capacita’ per fare qualcosa di buono, per influenzare il mondo a cambiare nel modo che mi piacerebbe vedere realizzato. Difficolta’: altissima, viste le poche posizioni aperte nelle ONG.
Strada E
Career change vuol dire mettersi a fare qualcosa di nuovo, come dicono Antonia e Linda magari tornare a studiare. Ho pensato molto a questa soluzione, perche’ in una situazione normale forse avrei intrapreeso questa strada…ma non in Australia. Mi sono detta che non voglio spendere dei soldi in ulteriore formazione che mi darebbe qualcosa di non spendibile in altre parti del mondo (non resteremo qui a vita), ne’ spendere una caterva di soldi: studiare in un corso universitario in Australia costa tanto se non si e’ residenti, ma tanto tanto, nell’ordine di diverse migliaia di dollari. Come gia’ detto da qualche parte, posso ripartire in India e viverci per i prossimi 3 anni senza lavorare, con gli stessi soldi :D. Mando comunque curriculum come agente di viaggio e come bibliotecaria, cercando di mettere in evidenza nelle mie lettere di presentazione come una formazione scientifica sia azzecatissima per ruoli che hanno a che fare con catalogazione e ricarca, ed evidenziando la mia ottima customer management experience. Tentar non nuoce 😉
Strada F
Questa e’ il traguardo a lungo termine a cui tendo: non voglio fare il dipendente per tutta la mia vita, vorrei realizzare qualcosa di mio, investire il mio tempo in qualcosa che resti a me, possibilmente per avere l’impatto sociale positivo che cerco attualmente con una posizione lavorativa. Questo richiede tempo, richiede un’idea originale: ci lavoro pian piano, sperando che prima o poi qualcosa delle mille cose che frullano dentro la testa si concretizzi. Un’amica mi ha proposto di aprire un negozio Desigual a Melbourne, e sempre lei ogni volta che mangia qualcosa che cucino mi dice che e’ come se mangiasse in ristorante: noi italiani finiamo sempre a cucinare, quindi? Magari la strada porta li, o magari no, magari cerchero’ di sfatare i cliche’ sugli italiani all’estero, chissa’, vedremo…
Se devo dare un ordine di priorita’, scelgo cosi:
- Strada D, lavorare nelle ONG;
- Strada C, lavorare nella BI: dopo un primo momento di smarrimento, ora evito di mandare CV a banche e assicurazioni: basta lavorare per il demonio;
- Strada E, career change;
- Strada A e B a parimerito
con la testa alla strada F in modo costante e casuale, per cogliere un’opportunita’ che possa mettere insieme tutto quello che cerco e vorrei. Ho, fondamentalmente, definito la mia strategia 🙂
E ora mi chiedo: il periodo sabbatico e’ davvero finito? O la ricerca non puo’ che essere continua, una volta che si comincia? Come mi ha scritto giustamente Romina su Facebook “Non esistono traguardi, ma solo nuovi inizi”. Quindi il mio periodo sabbatico continua, solo in una nuova forma: prometto di essere fedele alla me stessa incontrata negli ultimi 18 mesi, nello scegliere dove farla andare nei prossimi.
PS: l’immagine in evidenza e’ presa dalla rete, non e’ una foto di DoppiaEffe….mi piace il senso di pace di queste strade che si incrociano senza creare danni le une alle altre …
Oggi mi sento ancora di più tua sorella, hai ricalcato alla perfezione le vie che seguono i miei pensieri, cavoli, davvero, son sbalordita! Concordo, avere una strategia aiuta tantissimo, con gli obiettivi messi nero su bianco ci si sente meno persi… grazie per questa bellissima analisi, è servita a me e sarà utile a tanti, ne son sicura!
Ciao sorella riccia, sono contenta che l’analisi ti sia servita, ma mi preoccupo per un’altra testa con tutto sto casino dentro 😉
Vorrei venire a trovarti presto, prestissimo, come ci si arriva da Sydney?
PS: nel blog parlavi di bus, mi chiedevo se c’e’ qualche altra opzione che mi faccia avvicinare ulteriormente…
In bocca al lupo, bella… Non interagisco ma ti ringrazio per le notizie che ci dai…
Io opterei per A e B come strada iniziale in attesa di D.
Se ti piace la F non trascurare la schiavitù che comporta l’avere una tua attività…
Grazie a te 🙂
E’ vero, avere una propria attivita’ vuol dire un po’ di schiavitu’…forse pero’ ha un sapore diverso, se lavori per te stesso…no?
L’obiettivo e’ trovare un’attivita’ mia che non mi riduca in schiavitu’…..sempre piu’ difficile 😀
Se parli con me di attività in proprio rischi di vedermi fare esorcismi a gogò……….ma io sono in Italia.
Il mio consiglio è quello di girovagare ancora nel limbo per un po’, perché qualcosa sta arrivando di sicuro, ma non vi siete ancora incrociati.
Un modo per accelerare i tempi potrebbe essere:
primo: guardare gli annunci di lavoro: quali sono quelli che ti farebbero voglia di uscire dalla tua tana e ti attirano?
secondo: cosa ti manca per poter soddisfare i criteri per quegli annunci?
terzo: fare un corso o uno stage per raggiungere i criteri è davvero così terribile (ndr non vendo corsi)
se invece nulla ma proprio nulla, forse stai guardando nella direzione sbagliata, o forse ti aspetti troppo, d’altronde hai vissuto un’avventura talmente fantastica che eguagliarla è impossibile, a meno che……..la guida turistica “rtw itinerari insoliti”??????? 😀