Italiani…down under
Una delle cose che ha piu’ sconvolto i miei genitori in visita a Melbourne e’ l’enorme quantita’ di italiani che si incontrano da queste parti: giovanissimi col working holiday Visa, ma anche anziani che ogni mattina si riuniscono davanti alla biblioteca del quartiere a discutere di politica…e li senti, nei loro evidenti 70 anni suonati, parlare di Berlusconi dicendo con accenti vari, dal veneto al calabrese “Ma perche’ non se ne va in pensione, quello li, che oramai e’ vecchio!”. Lovely, io li adoro, faccio sempre finta di armeggiare con la bici perche’ mi piace starli ad ascoltare. I loro accenti parlano di storie complesse, di rivincita, di lontananza, di un mondo in cui partire non era come il mio essere lontana. Un partire senza Skype, senza email, senza il telefono, senza i biglietti scontati per tornare una volta all’anno. Mio padre mi dice sempre che non sembra sia cosi lontana, visto che ci sentiamo regolarmente, e che la voce e’ cosi vicina che potrei essere a Cagliari, invece che a 16mila km di distanza! E lo stesso mi ha detto una volta mia nonna, sorpresa per la chiarezza della voce sulla linea telefonica “Non sembri cosi lontana”, aspettandosi probabilmente una voce sottile, affievolita dalla distanza. Vorrei dir loro qualcosa, quando arrivo in biblioteca ed il solito gruppo e’ seduto li fuori, ma non so, un’insolita timidezza mi blocca, mi sembrerebbe di entrare in un rituale che non mi appartiene, non voglio rovinarlo 🙂
I miei genitori hanno parlato in italiano ovunque: dal macellaio, al negozio di alimentari, al mercato centrale, ed ovviamente a Carlton, il distretto classico italiano, dove si estendono ancora pizzerie e ristoranti e bar affollati di giovani lavoratori italiani. Certo fa un po’ impresione chiedere il menu’, e sentirsi rispondere “certo signora” se sei dall’altra parte del mondo. O finire a mangiare in uno dei best 10 posti per la pizza di Melbourne, e trovarsi circondati da camerieri sardi e pugliesi, e da uno show di pizzaioli-giocolieri…che forza! invece di fuoco e birilli, i due pizzaioli (un ragazzo e una ragazza) hanno fatto il loro numero con della elasticissima pasta da pizza, allungandola, stirandola, facendola volare e roteare, passandosela sotto gambe braccia, sopra la testa. E finendo il numero con lei che faceva numeri sulle spalle di lui. Respect!
Ma la scena piu’ divertente e’ stata in una ferramenta , in un enorme Bunnings (una catena di fai da te).
[Apertura premessa]
Quei santi dei miei genitori, ogni volta che mi raggiungono in una nuova casa in una nuova citta’, si dilettano a sistemare qualcosa. Mia madre mi ha cucito un po’ di roba e ci ha preparato i culurgioni: ho protestato e mi sono opposta, ma nulla si puo’ contro la testardaggine sarda! Cosi siamo finiti al mercato centrale a cercare una macchina per fare la pasta: dopo aver comprato le olive da fare in salamoia da una signora calabrese, la signora ci ha indirizzati all’unico banco che vende attrezzi da cucina. Manco a dirlo, il tipo era ovviamente italiano! Ovviamente aveva la macchina per fare la sfoglia, vuoi che possa mancare in ogni famiglia di origine italiana, sembra dire mentre felice intasca i soldi del nostro nuovo acquisto. Poi compri un po’ di formaggi vari, pecorini australiani e feta greca, la menta che cresce in abbondanza nel nostro orticello, ed i culurgioni sono presto fatti! E alla fine mi devo arrendere: sono davvero buoni, ne valeva la pena 😉
Invece mio padre si e’ dedicato ad altre due attivita’ fondamentali:
- chiudere la finestra del bagnetto: dovete sapere che il nostro bagno e’ composto da due stanze: una col cesso, una con doccia e lavandino. Il cubicolo che ospita il cesso ha una finestra che non si puo’ chiudere: si, come se vivessimo a Brisbane, invece che a Melbourne, come se fosse sempre estate, invece di avere 4 stagioni in un giorno, la finestra ha delle piccole grate, ma non c’e’ modo di chiuderla. Ora, immaginate la gioia di stare seduti sulla tazza, persi nei vostri pensieri (dai, si sa che quello e’ uno dei momenti piu’ contemplativi) ed immaginate di dover interrompere la vostra meditazione, o piu’ banalmente partita di Ruzzle, perche’ il vento gelido vi arriva sui fianchi. Non e’ bello. Cosi Gianni ha ideato una finestra: basta un pezzo di plexiglass, due binari, ed il gioco e’ fatto. Il risultato e’ una meraviglia! ora alzarsi nel cuore della notte non e’ piu’ un incubo: prima di tale soluzione stavo valutando di comprare un pitale da tenere in camera da letto, e vuotare all’indomani…
- montare la lavastoviglie: e’ tornata la nostra migliore amica, quanto ci mancava! abbiamo comprato una lavastoviglie piccola, da sei pezzi, ed e’ stata incastrata dentro un mobile, che sembra fatto appositamente per lei…Gianni McGyver si e’ occupato del design della soluzione (con annesso smontaggio di anta e rimontaggio al contrario, per consentire apertura porta…), nonche’ dell’esecuzione materiale dei lavori.
[/Chiusura premessa]
Cosi, mentre da Bunnings cercavamo gli attrezzi per installare la lavastoviglie, io chiedo un’informazione al commesso: il tizio stava nella stessa corsia da un po’, avevo notato ci guardasse. Mi risponde in inglese alla mia domanda, io traduco a mio padre, mio padre mi fa la contro-domanda…ed il tipo risponde in italiano a mio padre! Fantastico. Noi ci guardiamo, o siamo impazziti tutti e 3, o il tipo parla veramente italiano! Al che scatta la solita tiritera dadoveviene-daquantovivequi-parlabene italiano, voisieteinvacanza-dadovevenite-vipiacelAustralia. Quando il tipo risponde di essere nato in Australia, ma di essere di origini siciliane, un altro signore, intento anche lui a cercare raccordi e tubi, si gira e fa “Anche io sono siciliano!”. Ahahahah, e’ stato un momento esilerante! Poco dopo un altro commesso di un altro reparto comincia a parlarci anche lui in italiano…ma e’ un’invasione? si potrebbe trarre la conclusione che tutti i commessi siano italiani, da Bunning’s 😉
Mi viene in mente un fatto divertentissimo che mi ha raccontato un’amica australiana tempo fa: suo padre affitta una stanza con Air B&B, ed un ragazzo italiano ha prenotato la stanza per una settimana. Il tipo, arrivato in aeroporto, ha preso un taxi, ma non e’ stato in grado di spiegare l’indirizzo al taxista…il quale poveraccio non sapeva dove portarlo! Sapete cosa ha fatto il taxista? l’ha portato a Carlton, il quartiere italiano, dov’era sicuro di poter trovare qualconu che potesse comunicare col tizio…geniale! Cosi il povero nuovo arrivato ha incontrato un altro italiano, che non solo l’ha caricato in macchina e l’ha portato a destinazione, ma si e’ anche sincerato che ad aspettarlo non ci fosse un serial killer, ma un pacifico signore padre della mia amica….
Ora la domanda e’: si puo’ sopravvivere a Melbourne senza parlare inglese, e parlando solo italiano? Be’, teoricamente potreste: potreste andare a fare la spesa al supermercato italiano, dal macellaio italiano, dal fruttivendolo italiano, potreste cenare fuori solo in posti italiani, l’ottico del mio quartiere parla italiano pure lui, Effemaschio e’ finito a tagliarsi dai capelli dall’italianissima Teresa (e lui che pensava di andare da un barbiere fico di Richmond…), potreste andare in banca e parlare dei vostri risparmi con qualcuno che parla perfettamente italiano. e sono sicura ci sono i medici di base che parlano italiano. Insomma, si, sopravvivereste, la commmunita’ ha costruito una struttura di supporto…il problema vero e’, per chi decide di trasferirsi qui: ma vale la pena vivere come gli immigrati di 50 anni fa? magari imparare un minimo d’inglese almeno per comunicare al taxista l’indirizzo dove dovete arrivare…
Ah, dimenticavo, c’e’ anche il macellaio italiano, il mio pretendente…siete curiosi? eheheh, questa ve la racconto un’altro giorno 😉
bella storia, l’ho già pubblicato su “Italiani Down Under” facebook