Sbalzi ormonali
La gente mi chiede, impaziente, “Ma quando finisci il libro?”. La frase suona un po’ stupida, se ci pensate, suona come chiedere a un giocatore di scacchi quando tempo ancora durerà la partita. Lui mica lo sa, mica dipende solo da lui. Cosi per il libro, mica è una relazione tecnica, che si può stimare quanto tempo si impiegherà a scriverla.
Io e lui siamo stati in un periodo di stallo, fino a qualche giorno fa. Le vacanze hanno portato aridità cerebrale, ci sono giorni in cui ho (nuovamente) pensato di cancellare tutto, in cui l’unico aggettivo che mi potesse venire in mente era fallimentare. Appunti sconsolati sul quaderno con la copertina d’oro:
21/01/13
Fallimentare. Ecco l’unica parola che può descrivere le pagine scritte finora.
Narratore non definito e non visualizzabile. Ordine degli argomenti confuso. Filo logico assente da un capitolo all’altro. Eccessivi momenti da “grillo parlante”. Noioso. Fallimentare, appunto
Mi appello a queste pagine di carta per cercare di metterci dell’ordine
Il giorno dopo, sullo stessa pagina, un lampo di luce (o lucidità):
Forse scrivere è anche essere un po’ indulgenti con se stessi, perdonarsi di non essere in grado di scrivere alla prima botta quello che ci piace, ma darsi tempo per rileggerlo e limarlo? Forse si, e forse la mia malattia da prima della classe stona con questo, e trovo difficile andare avanti. Indugiare su una frase, aggiungere fluidità. Forse è normale, e io sono troppo secchiona e perfezionista per accettarlo?
Scrivere mi fa bene, è come un esercizio di yoga per la mia personalità a tratti eccessivamente vulcanica. Mi costringe a fermarmi, a darmi tempo, mi costringe ad essere più indulgente con me stessa. E per una con la malattia della prima della classe, è una grande cosa.
Serve calma, per scrivere. Serve scacciare tutto dalla testa, non avere orari, pressioni, avere tempo. Ho approfittato dell’assenza thailandese di EffeMaschio, per lavorare per bene. Quindi mi sono messa a lavorare con calma e attenzione, per fluidificare un po’, per rendere tutto più leggibile. Ora va meglio, quindi, rileggo i primi capitoli, e mi sembra che il racconto sia meno meccanico, che si intravedano con maggiore forza i protagonisti e il narratore.
Tutto questo fino al prossimo sbalzo ormonale, ovviamente.
Bella non ti scoraggiare, innanzitutto hai ragione sulla durata: scrivere è un’operazione lunga, non è giusto che ti chiedano quando finisci dopo qualche mese, magari l’anno prossimo è più ragionevole!
Di solito gli scrittori consigliano di non rileggere finché non si finisce la prima stesura, perché ci si scoraggia e non si va avanti.
Stefano Benni una volta aveva detto che lui riscrive tutto moltissime volte, finisce di riscrivere non quando pensa che sia tutto perfetto, ma quando ha deciso che sia passato troppo tempo e deve consegnare.
Quindi fai OHHHHHMMMMM non cancellare niente e vai avanti, se qualcuno ti chiede se hai finito ringhia, appena hai finito la prima stesura rileggi e fai giustizia sommaria, appena hai finito la seconda rileggi e riscrivi quello che ancora non ti convince, la terza stesura consegnala all’editore, che tanto ha un editor che sarà più stronzo di te e ti darà ancora da riscrivere.
In bocca al lupo!
Se vuoi torno di nuovo in Thailandia per qualche settimana… 😉