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Il Mondo Maya

Nonostante il diluvio universale Noe’ non si e’ visto, e la mattina dopo splende nuovamente il sole. Arriviamo a Chichen Itza a piedi, e’ abbastanza vicino a Piste’. E arriviamo prestissimo, siamo tra i primi ad entrare nel sito…inutile dire che il silenzio, l’aria non ancora calda, la quasi totale assenza di persone ci danno un punto di vista privilegiato sul complesso. Chichen Itza e’ bella, non si puo’ dire altro. La perfezione matematica e geometrica della piramide centrale e’ stupefacente, la maestosita’ di ogni singola costruzione, di ogni colonna, di ogni scultura…la storia esce dalle pietre e ti entra addosso, e se chiudi gli occhi puoi vedere i templi nel loro splendore, colorati di rosso e azzurro, puoi vedere le piume dei copricapi e immaginare la sacralita’ di una partita di Pelota dove il vincitore aveva l’ONORE di essere decapitato dal vinto, perche alle divinità va sacrificato il migliore; e sentire le urla dei giovani guerrieri Maya a cui veniva strappato il cuore dal petto con le mani come sacrificio per attirare sul villaggio la benevolenza degli dei…

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Da Chichen Itza ci spostiamo verso Merida, la capitale dello stato Yucatan. Piccola citta’ coloniale, dopo aver visitato il bel Palazzo del Governo con dei bei affreschi moderni a tema storico (colonizzazioni, indipendenza, sfruttamento degli Indios) ci ritroviamo chissa’ come a una festa di quartiere: siamo al solito gli unici bianchi, e come gli altri ci mettiamo a vedere lo spettacolo della scuola locale di danza, e a mangiate tacos e tamales. Se ci fossero i culurgioni al posto delle tortillas, sembrerebbe di stare a Sadali :). Bello il Museo Archeologico, tante info sulla storia e civiltà Maya, anche se potrebbe essere più approfondito su alcuni temi (tipo sui codici Maya restanti poichè non bruciati dai colonizzatori, che per i Maya sono come la Bibbia per i Cattolici).

Da Merida andiamo verso Uxmal. Questo e’ il complesso Maya che ci affascina di più’. E’ maestoso. E’ immerso nella jungla. Ha le più’ belle sculture e decorazioni viste in tutti i siti visitati. E’ concentrato, e quindi se ne puo’ apprezzare ancor di più’ la maestosita’. E’ il più’ vario dal punto di vista architettonico, e forse nel complesso anche il meglio conservato: vale la fatica di essere arrivati fino a qui.

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Non avendo la macchina, dobbiamo passare una notte nel paese più vicino, per prendere il bus del giorno dopo per Campeche. La notte vorremmo visitare di nuovo le rovine, per goderci lo spettacolo di luci notturno…resta un dilemma come arrivare al sito senza spendere una fortuna, visto che i bus non passano più a quest’ora, e il pullmino dei lavoratori dove ci siamo infilati al ritorno non si trova più. La pioggia, che ci ha dato tregua durante la visita, elimina il problema: alle 7 arriva il diluvio, che significa spettacolo annullato, ma anche festa rovinata per il PRI che si apprestava a festeggiare in piazza la fine della campagna elettorale. Torniamo in albergo con negli occhi la triste immagine di 100kg di signora che agita le tette dal palco, inneggiando a votare Pena Nieto. Orrore.

Il giorno dopo il bus ci porta a Campeche, una cittadina coloniale meravigliosa. Gli edifici sono preservati benissimo, le facciate colorate nascondono interni fatiscenti, o non esistenti, ma camminando per le strade di questa piccola perla Patrimonio Unesco non si percepisce decadenza. Sembra di stare in un altro secolo, perche’ non ci sono pali della luce o telefonici, tutto e’ stato interrato, i lampioni hanno forme antiche, e il risultato e’ la sensazione di essere tornati a una citta’ di fine Settecento. Non c’e’ granche’ da visitare, il piacere e’ proprio il camminare per le stradine, fermarsi ad osservare un portone o una balconata, sedersi nelle panchine in muratura colorata della piazza.

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Da Campeche partiamo per un lungo viaggio verso il Sud della penisola. Rinunciamo al Chiapas perche’ non vogliamo affrontare il viaggio e ridurci a passare una giornata a San Cristobal de Las Casas, vorremmo spendere del tempo a girare per bene l’interno dello stato…cosi rimandiamo a un altro viaggio, il prossimo Round The World che includera’ il Centro America 😉

Cosi arriviamo a Xpujil, un paesino minuscolo, due lunghe file di case che interrompono la monotonia della carretera provinciale. Xpujil, paese dal nome impronunciabile, soprattutto per la EffeFemmina, a cui si contorce la lingua solo all’idea di pronunciarlo, e’ la porta d’ingresso alle rovine di Calakmul. Queste sono le rovine più’ lontane dalla zona turistica della Riviera Maya, e sono difficili da raggiungere, da Xpujil serve un’ora e mezzo di taxi. Infatti il paesino non vede tanti turisti: ne incontriamo altri 4, tutti stanno in un bell’albergo consigliato dalla Lonely. Noi abbiamo trovato una stanza a 200 pesos accanto alla stazione, stavolta pure con l’aria condizionata invece del ventilatore, ci siamo dati al lusso.
Le rovine sono veramente immerse nella jungla, stavolta. Nel senso che non c’e’ altro che jungla per svariati km, attorno. Siamo nel mezzo di una Biosfera UNESCO, e siamo di nuovo in compagnia del nostro amico puma. Partiamo alle 5 , e quando alle 6:30 siamo al cancello d’ingresso il centro visitatori e’ ancora chiuso. Sulla strada incontriamo ogni genere di fauna, dal pavone alla tartaruga. Le rovine sono immense, infatti sono un po’ dispersive, e gli edifici, mangiati per anni dalla selva, non sono conservati benissimo. Le due piramidi, probabilmente ristrutturate, si possono pero’ scalare, a differenza di Chichen Itza, e il panorama dai 45mt e’ impressionante. Verde in ogni direzione, un infinito di verde. Vicino, il confine col Guatemala. E nel verde, spuntano solo le cime dei templi e delle rovine. Non ci sono le belle sculture di Uxmal e Ek Balam, ma il complesso e’ bello, la selva aggiunge sempre fascino a tutto.

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Ci viene una tristezza contemplando queste rovine, una civilta’ evoluta, con un sistema di numerazione preciso, con delle avanzate conoscenze matematiche (come lo zero) e astronomiche, con un sistema di scrittura, ridotta in schiavitu’ e annientata. I suoi codici bruciati, la sua lingua e religione vietate. E sentire ancora oggi gente che parla Maya, e che fa fatica a parlare castellano, e’ un bellissimo segno di speranza, di sopravvivenza alla soprafazione civilizzatrice.
Un’ultima cosa: alla fine dei nostri giri per i complessi Maya, vogliamo tranquillizzare tutti coloro i quali temono la fine del mondo questo 22 Dicembre. Potete stare tranquilli, i Maya non hanno annunciato nessuna catastrofe, nelle loro profezie non si parla di asteroidi che impatteranno il pianeta ne’ di terremoti devastanti ne’ di epidemie mortali. Si parla di un cambio, perche’ quest’anno coincide con la fine di un ciclo astronomico di circa 500 anni. L’altro ciclo era iniziato con l’arrivo degli spagnoli, ma pare che questa volta il nuovo ciclo sara’ buono. Altro che sventure, quindi, speriamo che i Maya portino bene! Spegnete National Geographic e Discovery Channel 🙂

EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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