Patagonia: toccare l’infinito
Il bus cammina su una strada perfettamente rettilinea. Attorno la steppa. E basta. Non ci sono forme di vita attorno. Se non fosse per l’asfalto e per le recinzioni della terra, penseresti che l’uomo non fosse ancora passato da queste parti.
Ma ci e’ capitato di fare centinaia di km anche su strade non asfaltate, strade senza recinzioni perche’ tracciate nel mezzo di qualche estancia, paesi lontani tra loro ore e ore di viaggio. Nel mezzo solo le estancie, questi posti dal sapore magico, dei residui del passato, pecore, lana e cavalli. Gente che, per scelta o per nascita, si trova a vivere nel mezzo del nulla, con la sola compagnia del vento e del freddo…e del nulla, appunto.
Abbiamo toccato con mano l’infinito, quaggiu’ in Patagonia.
Infinito degli spazi…qui, ai confini del mondo, e’ difficile capire dove finisce l’orizzonte. Lo spazio e’ talmente grande che il tuo occhio deve mettersi a cercarla, quella linea necessaria per circonscrivere i limiti del mondo, per noi abituati alle cose piccole. Per noi abituati a misurare tutto. Ma qui e’ un altra cosa.
Infinito del silenzio. Non un battito d’ali, un uccello che cinguetta. Silenzio, assoluto, e assordante…pensi di essere sordo…invece e’ il mondo attorno a te che ha smesso di parlare nel linguaggio convenzionale.
Potresti dire che il paesaggio e’ monotono, questa steppa senza neanche un arbusto…e lo e’ , monotono, ma per la prima volta la monotonia mi sembra bella, emozionante.
Quando il paesaggio cambia, magari si apre un lago azzurro, oppure un puntino alla fine della strada si ingrandisce sempre di più’ fino a scorgere i contorni della Torres del Paine oppure un ghiacciaio. Tutto e’ grande, enorme, gigante.
Silenzio ed immensita’. Patagonia.
Da Buenos Aires a Ushuaia, la citta’ della fin del mundo: Tierra del Fuego, l’ultimo lembo di terra abitata, di fronte solo l’Antartide. Il canale di Beagle, il faro, la fine della panamericana: Ushuaia sembra la fine di tutto. E’ un posto magico, non bella, ma suggestiva…le montagne innevate attorno, i colori dell’autunno, e il tramonto col cielo e il mare della baia che diventano rosa.
Da Ushuaia a El Calafate, attraversando in traghetto lo stretto di Magellano.
Odore di navigatori, mappe di naufragi e cappelli da capitano: ti sembra di scorgerli quei velieri coraggiosi che si sono inabissati in queste acque terribili, mentre cercavano di sfidare i limiti del mondo.
Il re dei ghiacciai, il Perito Moreno. Senza parole. Senso di piccolezza, noi. La navigazione per vedere Upsala e Spegazzini, altri due giganti del Parque Nacional los Glaciares. Colori indimenticabili: navigare con i Tempanos accanto, modellati da qualche concorso per scultori di ghiaccio, col loro azzurro spettacolare. Assistere in diretta al pezzo di ghiaccio che si stacca dallo Spegazzini, e trovarselo di fronte, il nuovo Tempanos (iceberg).
Da El Calafate a El Chalten. 9 ore di trekking per essere dentro, o sotto, come volete voi, al Fitz Roy. Lago de los Tres, colori da quadro in una giornata con un sole spettacolare: l’autunno ha dipinto di rosso le chiome degli alberi, che risaltano sulle pendici delle montagne appena imbiancate di neve. Lago ghiacciato, il ghiacciaio alle spalle, le punte del Fitz Roy tutte allineate dietro. Che soddisfazione essere arrivati quassu’. Storie di alpinisti, di vittorie e disfatte, di chi e’ arrivato in cima, e chi non e’ più’ tornato. Storie di connazionali di cui andare fieri, da De Agostini a Ferrari col gruppo di Lecco.
Da El Calafate a Puerto Natales, dove il 1 Maggio partira’ la nostra nave che in 4 giorni di navigazione tra i fiordi patagonici ci portera’ a Puerto Montt.
Capisci il fascino che esercita questa terra sentendo le storie di chi, sedotto dalla voce e stanco dello smog e di essere soffocato da Buenos Aires, ha deciso di venire a vivere quaggiu’. Una scelta ai limiti dell’estremo, perche’ devi odiarlo davvero tanto il traffico, per decidere di vivere a El Chalten, 1500 abitanti in mezzo al Fitz Roy.
Sembra di stare dentro Patagonia Express di Sepulveda, in certi momenti, come quando il bus si ferma all’Hosteria La Leona, e una delle storie raccontate da Sepulveda mi si materializza davanti agli occhi: Butch Cassidy e Sundance Kid si nascosero qui per un mese dopo aver svaligiato una banca un po’ più’ a sud.
Storie di gente eccezionale, vita dura e crudele, indigeni spazzati via dal colonialismo bianco. Tutto e’ estremo quaggiu’, non c’e’ spazio per la moderazione, tutto e’ lotta per la sopravvivenza.
Silenzio e immensita’. Patagonia.
Che bella storia effeFEMMINA… buona continuazione…
a presto
AMELIE’
Ciao Ameliè, un abbraccio e a presto, mandaci aggiornamenti!
grazie ragazzi per queste immagini!ma quanto è bello il mondo!!!!
🙂 GIà, quanto è bello e diverso…e grande…il Perito Moreno è una delle cose più belle che abbiamo visto, preparati per altri milioni di foto quando torneremo 😛
PS: e nel frattempo provvedi a stampare quelle che sai tu…vergogna!
che meraviglia!! le foto sono bellissime ma come leggo quello che scrivimi sembra di stare li, per noi che leggiamo è sempre un emozione nuova.
grazie Francy
grazie, è una sensazione bellissima sapere di emozionarti con le nostre parole…davvero, è incredibile! A presto, un abbraccio forte