Nuovi amici in Costarica
Certe persone sono troppo belle per essere reali. E sono queste persone quelle che riempiono i nostri viaggi di ricordi morbidi e piacevoli, e calorosi.
Cira e Daniel li abbiamo incontrati per caso nella spiaggia di Uvita, in Costa Rica. Con la bassa marea stavamo camminando sulla “coda della balena“, senza macchina fotografica perchè in ostello ci avevano consigliato di non portare nulla: spiaggia deserta significa spiaggia campo aperto per i furti nel momento in cui entri in acqua a fare il bagno. Loro due, una coppia di mezza età, stavano provando a farsi una foto insieme. Cosi EM gli ha chiesto se volessero che la scattasse lui, la foto. E così abbiamo cominciato a chiacchierare, siamo italiani, noi abitiamo vicino a San Josè, siamo in viaggio di nozze, noi abbiamo festeggiato i 30 anni di matrimonio in ITalia. E così, tra una chiacchiera e l’altra, ci fanno una foto e ci promettono di spedircela. GLi lasciamo l’indirizzo email, lo scriviamo sulla sabbia e gli diciamo di fare una foto per ricordarlo. CI chiedono se ripasseremo per San Josè, gli diciamo a fine mese, ci dicono “Allora ci vediamo li!”. Ci salutiamo così, dandoci appuntamento, e noi mica ci crediamo, sembra una di quelle cose dettte per dire.
Poi qualche giorno dopo arriva l’email di Catalina, la figlia maggiore, che ci gira la foto e ci dice che a loro ferebbe piacere incontrarci, ci chiede dettalgi sul nostro ritorno nella capitale. COsì, dopo qualche email, il nostro ultimo giorno a San Josè Cira e Daniel ci vengono a prendere di fronte all’uscita del Museo Nacional (consigliato!) per portarci a pranzo.
Inutile dirlo, probabilmente: sono due persone deliziose. CI portano a pranzo in un ristorante locale abbarbicato sul fianco della montagna, da cui si gode di un bellissimo panorama sulla Valle Central dove sorge San Josè. A pranzo c’è anche Catalina col marito e le due bimbe. Mangiamo da dio, non riusciamo nemmeno a finire il nostro pranzo. E, vergogna delle vergogne, non ci fanno pagare. La classica ospitalità latina, in loro ho rivisto i miei genitori, col cavolo che un australiano farebbe lo stesso!
DOpo pranzo ci portano a casa loro a conoscere altri 2 dei 4 figli, ci riempiono della frutta frecsa del loro giardino (mango orgasmico…), e poi di nuovo in macchina a visitare una riserva indigena, e a bere il caffè a casa dell’altra figlia…che vive sulla cima di una collina, in mezzo a una finca circondata da pascoli e bosco. Senza parole.
Stiamo a chiacchierare fino a tardissimo, i genitori vanno via, ma noi restiamo con i figli, a scambiarci idee, esperienze, a farci domande sui rispettivi paesi, a parlare di politica. E ci sono i lampi nel cielo, in lontananza, e arriva il tramonto, e poi il buio, e sembra davvero che facciamo tutti parte della stessa umanità, in questi momenti, che le frontiere non significhino nulla. Come nella canzone, “Imagine there’s no country, it’s easy of you try”.
E quando ci riaccompagnano a San Jose facciamo tappa per una birra, e ci scappa pure una cena al pub. Un psoticino carinissimo, picoclo, con musica dal vivo, arredato come un baretto sulla spiaggia. E finisce che torniamo in ostello tardissimo, e il giorno dopo abbiamo la sveglia puntata per le 4, ma non importa, abbiamo capito di questo paese più in questo ultimo giorno che in tutti quelli precedenti.
Che bello viaggiare quando il viaggio è fatto di persone così, scalda il cuore.