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Maledetto Barracuda

Mi sento cosi’ ordinaria a volte. Incontro persone con delle storie pazze, e mi sembra tutto cosi fottutamente normale e piccolo-borghese, e il mio nuovo binario su cui mi illudo di camminare mi sembra esattamente lo stesso, in realta’, solo con qualche abbellimento.

Vorrei avere il coraggio di vivere una vita da outsider, ma per davvero. Ma occupare una casa non e’ morale se e’ di qualcun altro, per me. Non lavorare non e’ morale perche’ non e’ giusto che ti mantengano gli altri col salario sociale, non e’ giusto fare i parassiti della societa’.

E invece mi trovo di fronte delle persone completamente libere, anche dai sensi di colpa, e mi rendo conto di come io, al contrario loro, sia solo una delle variazioni di questo maledetto binario.

Le persone mi chiedono come vivo ora, dopo l’esperienza di 8 mesi a zonzo e un libro pubblicato…me lo chiedono con delle aspettative sulla mia risposta, e io mi sento in imbarazzo. Come se IO avessi la ricetta per dire come si deve vivere, come se IO avessi capito come si deve vivere. Ma io NON LO SO, io ancora me lo chiedo, io sono ancora nel mio percorso per trovare un equilibrio. Io non ho una risposta, io ho solo altre domande, sempre di piu’, e di risposte neanche l’ombra. Io non sono una persona equilibrata, io non posso dare a nessuno ricette su come vivere la propria vita,  io non ho raggiunto la pace dei sensi, non immaginatemi seduta a gambe incrociate sul pavimento (io non riesco nemmeno a meditare, perche’ il mio cervello e’ una macchina da guerra che pensa e pensa e riflette 24 ore al giorno…).

Io, nella mia casetta australiana singola, il giardino dietro e l’orto davanti, ho realizzato di non essere altro che un membro di un gruppo sociale chiamato DINK, double income no kids. I DINK vintage e di sinistra: quelli che viaggiano, mangiano sano, sono etici, vanno alle manifestazioni, comprano all’equo e solidale. Ma non siamo fottuttamente ordinari anche noi, in tutto questo? Noi che vogliamo fare gli alternativi, noi che amiamo gli hippies e che vorrem esserlo un po’, noi che ci prendiamo i periodi sabbatici per viaggiare, che facciamo yoga, che cerchiamo il contatto con la natura e le radici, e che non avendo la TV perdiamo pero’ il contatto col mondo quotidiano, con la merda che ci circonda. Noi che non capiamo chi cavolo abbia votato Berlusconi e Tony Abbott perche’ nella nostra cerchia di amici tutti sono colti e di sinistra ed ecologisti e political correct…ed invece la’ fuori funziona in un altro modo, e la’ fuori la gente vota chi gli promette una vita facile e 10 vergini che lo aspettano in paradiso, e chi se ne frega delle coltivazioni di olio di palma in Papua Nuova Guinea. Se Pasolini ci incontrasse, oggi, quanti schiaffi ci darebbe??

Ma quali alternative abbiamo? Vivere alle spalle del sistema con un sussidio sociale? Emigrare sull’Himalaya e meditare? Per non sentirmi parte di un’elite devo per forza guardare stronzate in televisione? A me la TV fa schifo. A me fa schifo pensare di far parte di un’elite che vuole salvare il mondo, come se noi fossimo i buoni e gli altri i cattivi…ma non riesco a rinunciarci all’idea di salvare il mondo, di renderlo piu’ bello, meno inquinato, vivibile.

Sono un gigante, immenso, controsenso vivente. Sono una contraddizione di pensieri e azioni. E si, sono cosi’ banale in tutto questo. Non mi ha fatto bene leggere “Barracuda”….ma leggetelo, e’ un libro fantastico.

EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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9 risposte

  1. francescocco ha detto:

    Non è appartenere ad una categoria di persone che fa una vita ordinaria o straordinaria, così come non lo è il suo rovescio, io credo. Essere piccolo borghese o Dink o non esserlo non cambia la sostanza del tuo vivere quotidiano, cambiare il mondo nel tuo piccolo senza pensare alle etichette, si.
    Condivido l’idea di Jose Martí sulle cose che ogni uomo dovrebbe fare nella sua vita per agevolare il cambiamento: piantare un albero, avere un figlio e scrivere un libro.
    Sei sulla buona strada
    Un saluto
    Fra

  2. PALLA ha detto:

    FRA HAI MAI PIANTATO UN ALBERO? QUANDO ERO ALLE ELEMENTARI CE LI FACEVANO PIANTARE E CURARE. OGGI C’E’ UN GIARDINO BELLISSIMO CHE RICORDA L’INFANZIA DI TANTI BAMBINI ORA ADULTI. ALL’OMBRA DI QUESTI PINI ABBIAMO FATTO LE SCOPERTE PIU’ STRANE E CI SIAMO APERTI ALLA VITA. SE QUESTI ALBERI POTESSERO PARLARE AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE…..CI SONO VOLUTI DECENNI PERCHE’ QUESTI ALBERI DIVENTASSERO COME SONO ORA. NON AVERE FRETTA, GUSTA OGNI MOMENTO E LE RISPOSTE LE TROVERAI LUNGO IL TUO PERCORSO, GIORNO DOPO GIORNO.
    BACI

  3. EffeFemmina ha detto:

    Che buffo che entrambi abbiate fatto riferimento a piantare un albero!
    Ne abbiamo appena comprato uno per Natale: e’ una pianta nativa australiana, non e’ proprio il classico alberello da addobbare con le palline, ma dopo Natale lo pianteremo in giardino, per aiutare la riforestazione con piante native…

    sembra un’altra cosa da fanatici ambientalisti, in effetti!!

    Mi piacciono queste parole Fra : “Essere piccolo borghese o Dink o non esserlo non cambia la sostanza del tuo vivere quotidiano, cambiare il mondo nel tuo piccolo senza pensare alle etichette, si.”
    Sono esattamente le etichette a terrorizzarmi e ripugnarmi…e mi sembra non possa sfuggire loro. Basterebbe solo non badarci. Ci provo. Un bacio a entrambi.

  4. Giorgio ha detto:

    allora potresti fondare un nuovo movimento …. i D.T.M. ossia Don’t Tag Me. Cioè è una categoria-NON categoria. Dovresti così sfuggire alla catalogalizzazione sociale.

  5. Grace ha detto:

    Ciao, ho letto il vostro libro e adesso ogni tanto leggo anche il blog.

    Vivo una vita da consulente con tanti di quei “bassi” così ben descritti nel vostro libro, ma con altrettanti “alti” anch’essi ben descritti.

    Non so se come te mi sento su un binario, sicuramente spesso la malinconia mi bussa alla porta perchè con i miei over 30 anni mi rendo conto spesso di annegare nel day by day e di non essere più idealista & spensierata.

    Me stessa di 10 anni fa non avrebbe minimamente pensato a questa vita a Milano, però adesso mi guardo e sono contenta (bada, non felice…Terzani docet:)) con alti e bassi, però quello che davvero vedo che fa la differenza per star bene (almeno per me) è mantenere un contatto con la mia parte più intima: verificare che Grace stia bene, che sia serena con se stessa e con gli altri.

    Non voglio suonare troppo saggia, mi è piaciuto molto vivere e condividere con voi (grazie al libro) l’analisi della vostra inquietudine; per molti aspetti simile e al contempo dissimile alla mia e a quella di tanti altri; per non parlare delle citazioni di libri e canzoni …praticamente mi sei sembrata il mio alter ego sardo:)

    Voglio solo dire che come scrivevano i tuoi amici l’importante è non avere fretta e aspettare la tua strada, alla fine ciò che ci fa stare bene è star bene con noi stessi e con chi e cosa ci circonda.

    Continuerò a leggerti, buona vita:)

    Un abbraccio

    Grace

  6. EffeFemminaa ha detto:

    Ciao Grace, rispondo fuori tempo massimo, perdono!
    innanzitutto grazie per il messaggio, mi hai fatto sorridere quando dici “Me stessa di 10 anni fa non avrebbe minimamente pensato a questa vita a Milano”… è buffo che a 20 anni abbiamo un’idea di noi stessi che poi disattendiamo puntualmente! 🙂
    mi piace un sacco quello che hai scritto: penso sia bello, e sia un dono, poter godere degli alti, riuscire a mettere i bassi in secondo piano, e ricordarsi di cosa si vuole, e se si è felici. Penso sia un bel modo di vivere, perchè tanto i bassi ci sono sempre in fondo, no?

    In questo post sono stata abbastanza fuorviante, il mio flusso di pensieri è sempre disordinato…in realtà io non sto cercando risposte, quello lo faceva la EffeFemmina di prima…il viaggio mi ha insegnato che esistono solo altre domande, e va bene così. QUello a cui mi riferivo era l’aspettativa di altre persone sulle mie risposte. Ho avuto diverse volte l’impressione che ci si aspettasse qualcosa da me, specie durante le presentazioni dei libri, ma io non sono che un piccolo essere che vuole solo portare la sua esperienza, senza avere la pretesa di insegnare a nesusno come vivere…. non riesco a fare progetti da qui a 3 mesi (e in questo momento della mia vita, è letteralmente così!), figurati se riesco a dare “illuminazioni” agli altri 😉

    mi fa piacere se ripassi dal blog, buona vita anche a te, ti abbraccio!

    ps: consulenza cosa? ora sono curiosa 😉

  7. grace ha detto:

    Ciao a te, molto gradita la risposta…insomma sono sicura che ci siamo intese:)

    Per quanto concerne la tua curiosità: si, la tua stessa azienda di origine; generalmente mi occupo della gestione di progetti tecnologici più o meno complessi (ruolo PMO).

    Proprio ieri andando a lavoro ti ho pensato…o meglio, ho ripensato ad una tua frase nel libro in cui descrivevi come andare a lavoro, specie entrare in riunione fosse “diventata una guerra,….ma io odio la guerra…”.

    Mai cosa più vera!

    Eppure sai qual è la più grande consolazione che riesco a cogliere oggi? (non ieri, giorno in cui ricordavo la tua guerra in ufficio e la mia imminente guerra con il cliente…)

    Riesco a sorridere di quanto il mio lavoro sia fondamentalmente fatto di relazione umana, di quanto spesso rilassare gli animi, far passare nel modo giusto una comunicazione difficile sia il vero motivo per cui vengo pagata.

    Siamo essere umani, complicati a piacere e… spesso sulla difensiva verso il diverso, l’altro; spesso di primo acchito semplicemente guardinghi verso ciò che è da noi percepito come “esterno”, fuori dal nostro confine e quindi fuori dal nostro controllo e dalla nostra fiducia.

    Mi viene da sorridere perchè in questo mio ruolo lavorativo probabilmente poco mi serve la mia laurea in ingegneria, bensì il vero valore aggiunto semmai è da ricercare per il mio mini-corso di PNL seguito in alcuni pomeriggi durante il percorso universitario, per la mia passione per la comunicazione maturata e cresciuta a causa/merito di una famiglia un pò scombinata e con tanti problemi di comunicazione, per la mia passione per la musica ed i bei libri, per il mio interesse per la psicoterapia, l’arte, lo zen…

    Insomma oggi sorrido, e penso che è grazie a Grace se so svolgere il mio lavoro (se porto gli obiettivi a casa), per le passioni che ho coltivato in questi 34 anni e spero di continuare assolutamente l’esplorazione e la coltivazione di me stessa:)

    Ecco: credo che, come diceva ieri Cat Stevens ospite a Sanremo (con parole e musica migliori), il vero principale scopo per cui siamo al mondo dovrebbe essere quello di imparare a vivere insieme gli uni gli altri.

    Un grande abbraccio, per quello che può importare….hai/avete tutta la mia stima:)

    Grace

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