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Il mio tesoro

Il 10 Marzo e’ il compleanno di mio nonno, chissa’ che fa, se sta davvero lassu’ a guardarci….chissa’ che pensa di noi, di me che sto a testa in giu’, degli altri a testa in su. E’ strano come una persona possa mancare nonostante l’aver messo in conto abbondantemente la sua partenza, causa una lunga malattia che l’aveva riportato ad essere un bambino. Come Benjamin Button, ma nel suo caso a causa dell’Alzheimer. A casa conservo in una piccola scatoletta di cartone un piccolo tesoro: sono due monete da 50 centesimi che mi diede una volta che sono passata a salutarlo prima di ripartire a Pisa. Ricordo che cerco’ le monete in tasca, e me le diede felice, pensando di darmi chissa’ quale grande tesoro. Che tenerezza infinita, quegli occhi. Quegli occhi che quando erano capaci di riconoscerti, nel mezzo dell’oblio della malattia, ti sapevano scaldare il cuore, perche’ quando ti riconosceva ti regalava un sorriso…ed era un sorriso che veniva da lontano, che doveva combattere una guerra nella sua testa per venire fuori, e valeva piu’ di mille sorrisi da sano. Come il suo tesoro, che non vale un Euro, vale un’infinita’.

Scendono le lacrime, seguendo i ricordi. Ho voglia di tornare a casa, in questi giorni, sono passata dall’avere la casa piena di gente, all’essere perfettamente solitaria. Avrei voglia di godermi degli abbracci delle nonne e le coccole dei miei genitori, in questo momento.

Sono seduta fuori, scrivo in un’altra torrida giornata estiva. Il caldo e’ arrivato tardi, in questa strana estate a testa in giu’. Da due settimane si boccheggia, il termometro non scende sotto i 30, e noi ci godiamo il caldo, ci godiamo le sere calde finalmente senza bisogno di una giacca. Ce ne andiamo in giro la sera a cercare refrigerio, ed e’ bello pedalare, nel silenzio della notte, con gli opossum che ti camminano sulla testa, in bilico sui fili della luce, poche luci nelle case, il caldo che ti abbraccia, e noi, due, che scivoliamo attraverso le villette e i giardini. E’ l’equilibrio perfetto.

Ho realizzato che sono passati 4 mesi dal nostro arrivo nella terra dei canguri. Non vi ho ma raccontato veramente di Melbourne. Vi ho aggiornati dandovi notizie di cosa facessimo, dei movimenti, dei traslochi, ma niente mai sulla citta’, sulle persone incontrate quaggiu’. Ah, le persone, quanto amo le persone.

Come Ally ed Erez, la coppia israeliana capitata per caso a vivere con noi per due settimane. Lei fotografa documentarista, lui istruttuore di free diving, una vita vivendo per e di passioni, entrambi. Sono bellissimi, da vedere. Hanno milioni di storie da raccontarti, non ti stanchi mai di starli a sentire. E forse e’ il destino che li manda, in questo momento, a ricordarmi che non c’e’ niente di male a fare della propria passione un lavoro, che non c’e’ niente da vergognarsi nello scrivere un libro, perche’ e’ come un lavoro, stare seduti di fronte a un pc mettendo sopra un foglio bianco le proprie emozioni. Ally segue un progetto che durera’ 5 anni sulle donne tribali, negli ultimi anni ha viaggiato sola nella jungla in PapuaNuova Guinea. Fa sorridere, vederla incerta nell’accendere la lavatrice, lei che e’ capace di sopravvivere vivendo anni luce lontana dalla civilta’, comunicando con gli indigeni nella loro lingua. Penso a tutte le domande sul quando finiro’ il libro, sul quando ricomincero’ a fare colloqui, quando tornero’ alla mia carriera…all’impazienza altrui, che ancora una volta preme prepotentemente alla porta, ad indicarti la strada da seguire. Ancora una volta, come quando tutti cantavano contro l’opportunita’ di partire per il giro del mondo.

la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m’ incatena

Devo solo non badare alle sirene, fare come Ulisse, dotarmi di buoni tappi per le orecchie, e seguire quello che voglio. Quello che conta e’ che io ed EffeMaschio condividiamo il progetto, quello che conta e’ che lui supporti la mia scelta, in questo cammino che facciamo insieme ogni giorno, e che ci sia franchezza tra di noi. Gli altri se ne faranno una ragione, prima o poi. Magari alla fine tornero’ in tacchi e tailleur, e saranno felici di vedermi nuovamente incastrata nella casella sociale che mi avevano assegnato, col loro mondo di nuovo in equilibrio. Magari no, riusciro’ ad inventarmi qualcos’altro.

Io devo cercare di restare nel mio equilibrio, di trovare il prossimo equilibrio dopo il libro, facendomi forza per non cedere sul lato economico, cha a causa del background che mi porto dietro, mi fa sentire in colpa per non avere un salario fisso da portare a casa. Perche’ le sirene di cui vi parlo non sono solo esterne, sono anche nella mia testa, Oh come cantano di continuo! Mi sento in colpa nel profondo di non avere un “lavoro vero”, un “proper job”. Per questo Ally e’ stata provvidenziale, col suo progetto di 5 anni, che dara’ i frutti nel tempo.

Devo ricordare a me stessa ogni giorno che stare a casa a scrivere non e’ fare niente, e devo ricordarlo a chi sarcasticamente dice “ Tanto non stai facendo nulla!”. Devo ricordare a me e a loro che si possano guadagnare dei soldi lavorando in una caffetteria come cameriera, affittando una stanza a casa, scrivendo un libro, seguendo a distanza un progetto IT in Italia…devo ricordarlo alle sirene dentro la mia testa, e mandare il segnale anche fuori, a chi aspetta impaziente che tu torni nella tua casellina, per rimettere a riposo le sue sicurezze scardinate dal mettersi in discussione altrui. E’ esattamente lo stesso che succedeva prima di partire per il RTW, lo stesso copione. Che noia. Perche’ la gente dimentica che ho gia’ provato a seguire la strada della manager in carriera ossessiva, che ho gia’ dato le ore serali della mia esistenza al demonio per inseguire una promozione…io ho scelto che mi ero rotta le palle di farlo, e’ stato tempo fa, e’ come se fossero passati secoli da allora, quel mondo e’ lontano per me. La consapevolezza di questo e’ il mio tesoro personale, da custodire e salvaguardare. Come le monete di mio nonno, vale un’infinita’. Sti cazzi tutto il resto. Si, sti cazzi. Ora vado e me lo ripeto davanti allo specchio 😉

PS: e nemmeno stavolta vi ho parlato di Melbourne! alla prossima.

EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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9 risposte

  1. dario ha detto:

    l’importante è che tu ci credi veramente a quello che fai, i risultati arriveranno. ti fa onore essere quella casellina fuori dal suo posto, significa che c’è ancora qualcuno che la pensa diversamente, qualcuno che non ripete ossessivamente la solita routine quotidiana, schiavi delle tv, seguaci degli stereotipi che ci propinano ogni giorno. vai frà continua così!! 🙂

    • EffeFemmina ha detto:

      ma si, e se non arriveranno chi se ne importa, ripetiamo sempre che essere liberi e’ la cosa piu’importante, no? io ridacchio mentre penso “Sti cazzi” 🙂 un bacione!

  2. EffeMaschio ha detto:

    Brava! Questo é lo spirito giusto!
    “Sti cazzi” una parola che sembra semplice ma racchiude dentro di se dei ragionamenti molto profondi.

    Cosi forse rende di piu l’idea:
    S T I C A Z Z I
    🙂

  3. manu ha detto:

    le sirene più difficili da affrontare sono quelle che cantano dentro di te…. parlaci e vedrai che quelle esteriori scompariranno.
    Il peso dei canti delle sirene che vivono fuori dal tuo IO, è direttamente proporzionale al posto che tu assegni loro…

    • EffeFemmina ha detto:

      Certo che ci parlo, poi sola a casa figurati, non c’e’ nessun’altro con cui parlare, mi annoio! Non e’ proprio una conversazione pero’, perche’ io rispondo solo “sti cazzi” a quello che dicono 😉

  4. eli ha detto:

    Frà noi non abbiamo avuto modo di conoscerci bene, ma seguo te e Frank in questa avventura dall’inizio.
    Non devi mollare alle sirene (di nessun tipo, nè interne nè esterne), hai fatto tanta strada in tutti i sensi e ora sentiti libera da ogni casella in cui ti si vuole rinchiudere, xkè davvero ti sei guadagnata il tempo che ci vorrà per scrivere il tuo libro, per rielaborare le tue emozioni … e per scoprire cosa fare a libro terminato …
    un grande in bocca al lupo e tanto, tanto appoggio!!! ;o))

  5. Mari ha detto:

    La nostra cultura terrona ci ha insegnato a tenere i piedi ben piantati per terra, a tal punto che a volte per timore di sollevarne anche solo uno, sotterriamo entrambi i piedi sotto cumuli di terra, che ci tengono inchiodati nella stessa posizione, e non ci danno l’opportunità di vedere le cose da altre prospettive.
    Ti suggerisco una frase celebre da ripete davanti allo specchio “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”
    Non è un S T I C A Z Z I ma con me funziona 😀

    • EffeFemmina ha detto:

      Bellissima l’immagine dei piedi sotterrati!!
      PS: si vede che abiti a Milano e sei raffinata, io sono rimasta un po’ romana burina 😉

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