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La mia testa lavora per me

Ricordate, nel post precedente eravamo rimasti alla prova nella caffetteria, l’emozione di EffeFemmina di portare 30 dollari a casa.

Bene, ci sono buone notizie: il tipo ha richiamato, ho fatto la seconda prova nella caffetteria piena della clientela domenicale…e ho avuto il lavoro! Quindi ora sono fficialmente portatrice di dollari…taaaaaanti dollari.

Perchè non avevo considerato le mance. Le mance, quegli spiccioli che mi secco sempre di dare…

solo ora ha capito il potere magico di quei pochi spiccioli, quando a fine serata mettendoli insieme ti trovi tra le mani 35 dollari….tippate, gente, tippate, a fine serata renderete felici chi vi ha portato il caffè al tavolo e vi ha versato l’acqua nel bicchiere.

La rottura è che si lavora sabato e domenica, ovviamente, e questo non mi garba perchè il weekend sarebbe meglio stare insieme per i cavoli nostri. Per ora va bene così, però, faccio esperienza e imparo a fare caffè e cose varie, in modo da cercare qualcos’altro una volta finite le vacanze. Infatti, in questo periodo c’è una concorrenza fortissima di tutti gli studenti che cercano lavori part-time estivi! Maledetti…
Marie Claire, la barista, ha preso a cuore la mia formazione: appena il cliente che ordina il take away sparisce in bagno, lei mi fa fare il suo latte, supervisionando e coprendomi le spalle…che ridere! L’obiettivo è diventare una skilled coffee maker nel giro di poco tempo 😉

La grande cosa è poter conversare in inglese invece di stare in casa tutto il giorno da sola. Per ora pochi danni dalla lingua, a parte un tizio che al 2 giorno si è incazzato perchè non capivo che il suo grugnito volesse dire “Cold milk”. Ma come ha sbattuto il pugno sul tavolo ho afferrato al volo! Ahahahah. A parte quwsto pazzo, l’australiano medio è molto gentile. Ho superato pure il momento di panico alla domanda “How are you?”, che qui si usa come da noi si usa il buongiorno o il ciao. Ora riesco a rispondere, evitando la Sindrome dell’orso.

Qualche volta mi e’ capitato di parlare italiano: e’ incredibile il numero di italiani in questo piccolo quartiere! C’e’ di tutto: le signore un po’ posh, che sembrano uscite da “Sex and the city: 40 anni dopo”: parlano di massaggiatori da farsi amanti, di cene di beneficienza, di metodi educativi, di teatro…Il vecchio marinaio dell’Isola d’Elba, arrivato nella terra dei canguri 62 anni fa, nemmeno ventenne. Il vecchietto arzillo che dice che la lontananza dai genitori è un problema solo di noi italiani, che basta abituarsi, che si vive bene anche lontani. Vedi le tre generazioni al tavolo: il primo arrivato, che nonostante i 60 anni oltre mare parla ancora un inglese stentato, e ti parla in italiano; il figlio, insegnante d’inglese alle scuole superiori, che parla inglese e italiano; l’ultima generazione, che non parla e capisce a stento l’italiano, ma sorride per educazione. E’ bello chiacchierare con le persone, la mia voglia di parlare va oltre le barriere linguistiche, non riesco a stare zitta….e’ innaturale per me 😉

Mi affascina il melting pot di questo paese,dove chi e’ australiano lo e’ da una, forse due generazioni…nel sangue scorrono Italia, Grecia, SudAfrica, Irlanda, Libano, Inghilterra, Pakistan, India, Sri Lanka, Sudan, Cina…e’ un mix bello, e’ affascinante indagare le storie personali, per capire come le radici dei posti piu’disparati si siano mischiate.

E oltre alla lingua e alla gente, il lato piu’ piacevole,quello che mi da piu’ soddisfazione, e’ la sensazione di tornare a casa ed avere la testa libera. Faccio la doccia la mattina e non penso alla riunione delle 9;30 a cui arrivero’ sicuramente in ritardo, o all’ email da mandare. Non mi sveglio durante la notte pensando ai caricamenti dei cubi del data warehouse. A colazione mi godo il mio latte e caffè, invece di cominciare ad organizzarmi la giornata. Mi fa bene questa diminuzione dei ritmi. Torno a casa e la testa e’ libera per il mio libro. Certo, le gambe non sono leggere, i piedi fanno male, alle 11 crollo stanca sul divano. Ma il mio cervello lavora solo per me. E questo per me e’ importantissimo.

Mi pagano in contanti, lavoro in nero. Questo e’ l’aspetto che non mi piace, ma al momento non ho alternative. Il lato positivo dell’essere pagata subito e in contanti è che pesi meglio il valore del tuo lavoro. Vi giuro, averli in mano, i tuoi 100 dollari a fine giornata, è diverso dall’avere un accredito mensile. Così sembra valgano di più. Hanno un peso, hanno sostanza.

A causa del pagamento in contanti sono entrata in un circolo vizioso in cui qualsiasi cosa viene misurata in ore di lavoro. Esempio.Un kebab costa 10 dollari, 2/3 di ora lavorativa….mmm, un po’ troppo, ma c’è la carne, dai, è accettabile. Il caffè in offerta, del mercato equo e solidale e organico, costa 6 dollari…poco più di 1/3 di ora…ottimo, ne prendo 2 pacchi. Una patata coreana fritta e avvolta in una spirale costa 6 dollari…una patata, 1/3 di ora di lavoro? Bocciata, troppi soldi. Vaffanculo alla patata coreana.

L’aspetto negativo è che ora siamo pieni di contanti. Alla fine non spendiamo tanto, visto che difficilmente mangiamo fuori. Siamo pure in partenza e non necessitiamo di comprare nulla, perchè stiamo svuotando il frigo…e così i contanti si accumulano, giorno dopo giorno…ho paura che se si dovesse presentare la polizia a casa ci scambi per trafficanti di droga, con tutti questi dollari di piccolo taglio dentro una scatola di plastica sotto la tv. Devo comprare una scatola di latta, tipo quella dei biscotti…è molto più professionale e da pusher della scatola di plastica 😉

EffeFemmina

Francesca V., 30 anni. Insieme a Francesco (la EffeMaschio) decide di mollare tutto e partire per un viaggio intorno al mondo...Ed è li che inizia l'avventura che raccontiamo in questo blog... ;)

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8 risposte

  1. michela ha detto:

    Bellissimo! Complimenti per il nuovo lavoro. COndivido in pien la sensazione di svuotamento del cervello, di totale assenza di stress che anche io ho provato lavorando al rifugio questa estate. Il lavoro pesa sulle spalle e sulla schiena, è vero, ma già dopo una bella doccia e un po’ di riposo torna il benessere e non si rimane intossicati da pensieri ricorrenti sulle cose da fare il giorno dopo o dubbi su come è andata la giornata o i soliti battibecchi coi colleghi. Domani è semplicemente un altro giorno.

  2. Mela ha detto:

    Lavoro in nero???? … beh ogni mondo è paese 😉
    Ma ti danno anche le ferie?

  3. ernesto ha detto:

    Il lavoro in nero non si può sentire, però è interessante il discorso molti contanti sotto la tv in scatola di latta.
    Se mi dai l’indirizzo lo do a dei parenti alla lontana con cui ho diversi rapporti lavorativi, in che orari siete fuori casa?

    • EffeFemmina ha detto:

      Troppo tardi, sono finiti 🙂
      E ‘ Interessante scoprire che in genere fanno lavorare in nero gli “stranieri”: per legge dovrebbe esserci una paga minima di 16 dollari, ma pare rispettino la regola solo gli australiani! Il mio capo e’libanese; gli italiani di Lygoon St (la Little Italy di Melbourne) pagano 12all’ora, in nero, e dopo mezzanotte si lavora gratis! I cinesi pagano 8-10 all’ ora…
      Mi sarei aspettata maggiori controlli, ma pare che il nero nella ristorazione sia la regola….PS: ah, il boss si lamentava che paga troppe tasse (circa 30%): gli ho di trasferirsi da noi, cosi può dare un altro significato alla parla “troppo”

  4. manu ha detto:

    finalmente! ero in astinenza da racconto!!! n.b. io saprei cosa farne dei tuoi contanti…ed ora che so dove sono….. 😉

  5. minu ha detto:

    …. Chissà voi a quante generazioni darete seguito… :-):-):-)

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